KAZAN (Russia) – Il gruppo Brics “deve essere la forza stabilizzatrice che rafforzerà la sicurezza internazionale”, basandosi sul diritto internazionale e i principi di multipolarità. 

È quanto hanno confermato i rappresentanti e leader di 36 Paesi e sei organizzazioni internazionali che hanno partecipato alla riunione nel formato allargato a margine del summit Brics a Kazan, che si è concluso venerdì. Al centro del confronto è stata l’agenda internazionale e la risoluzione delle crisi, nonché questioni di sicurezza, lotta al terrorismo, cambiamento climatico e cooperazione con i Paesi del Sud e dell’Est globale.

In Ucraina c’è bisogno di “una pace giusta”, nel rispetto “della Carta delle Nazioni Unite” e “della legge internazionale”. L’appello è stato lanciato direttamente dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, al presidente russo Vladimir Putin, seduto di fronte a lui al tavolo del vertice allargato a Kazan.

Ma il presidente russo, al termine dei lavori, ha annunciato davanti ai media che Mosca prenderà in considerazione solo le proposte negoziali che riconosceranno la “situazione reale sul terreno”. Cioè, il controllo russo sui territori conquistati.

Nessun passo indietro, dunque, mentre Putin si dice sicuro che il suo esercito “sta avanzando in tutte le sezioni del fronte” e ha “cominciato a eliminare” 2000 soldati ucraini rimasti intrappolati nella regione russa di Kursk, dove le forze di Kiev erano penetrate lo scorso agosto. Putin ha poi accusato a sua volta i Paesi occidentali di partecipare al conflitto con propri militari addetti all’impiego di armamenti sofisticati, come missili e droni marini, che “i soldati ucraini da soli non possono usare”. “Sappiamo chi è presente là, e da quali Paesi europei della Nato vengono”, ha insistito.

Il capo del Cremlino non si mostra particolarmente sensibile, dunque, alle preoccupazioni manifestate dagli Usa e dai Paesi europei per un possibile allargamento del conflitto.

Un pericolo confermato dalle dichiarazioni del presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, secondo le quali Seul “non rimarrà con le mani in mano” di fronte a questa “provocazione” e potrebbe decidere di “rivedere” la linea seguita fino a questo momento di non fornire a Kiev “armi letali”.

Forte del successo d’immagine ottenuto con il vertice di Kazan, al quale in forma allargata hanno partecipato 35 Paesi, Putin sembra voler tirare dritto per la sua strada, anche se si è detto grato alle offerte di mediazione avanzate da diversi Stati, tra cui Cina e Brasile. Il Cremlino insomma, così come sull’altro fronte il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sembra poco propenso ad ammorbidire le sue posizioni in attesa del risultato delle Presidenziali americane.

Putin ha detto, a questo proposito, di considerare “sincere” le parole del candidato repubblicano Donald Trump quando dice che se verrà eletto intende mettere fine rapidamente al conflitto in Ucraina.

Per quanto riguarda le relazioni future tra Mosca e Washington, ha aggiunto: “[Esse] dipendono prima di tutto dagli Stati Uniti [e quindi dalla prossima amministrazione]”.

Il resto dell’ultima giornata del vertice è stato dedicato in gran parte al Medio Oriente, con gli appelli, a cui si è associato Guterres, a mettere fine “immediatamente” a ogni violenza.

Oltre che alle rinnovate affermazioni dei partecipanti di volere partecipare alla costruzione di quello che Putin ha chiamato “un ordine mondiale più equo”.

Un processo non facile, ha ammesso il presidente russo, secondo il quale esso è ostacolato da “forze abituate a pensare e agire nella logica del dominio su tutto e tutti”. Vale a dire, gli occidentali. 

“Abbiamo preso nota della dichiarazione di Kazan. E possiamo solo ripetere che il vertice dei Brics è stato un altro tentativo di Putin di abusare della presidenza di turno ed emergere dall’isolamento internazionale”, però guardando alla dichiarazione “non c’era una posizione unitaria sulla guerra di aggressione in corso della Russia contro l’Ucraina, ma soltanto un riferimento alle posizioni nazionali dei singoli Paesi”. Lo ha detto un portavoce della Commissione europea durante l’incontro quotidiano con la stampa, sottolineando che “questo dimostra che il tentativo” di Mosca “di ottenere supporto è fallito di nuovo” e “dà un altro esempio del suo isolamento internazionale”.Il portavoce ha aggiunto che l’Ue non si sente toccata dal riferimento alle sanzioni nella dichiarazione di Kazan. 

“Le nostre sanzioni - ha spiegato - sono una decisione legale, in linea col diritto Ue, e vengono imposte solo nei casi in cui vi sia la prova di violazione dei diritti umani e del diritto internazionale. Quindi non vengono mai imposte a persone, Paesi o entità che non violano il diritto internazionale o i diritti umani: ci sono pochi Paesi tra i Brics che sono soggetti a sanzioni Ue per motivi molto validi e giustificati legalmente”.