MELBOURNE – In una relazione depositata nei giorni scorsi in Parlamento, ha preso di mira soprattutto la rigida applicazione delle regole, con ristrettissimi margini di discrezionalità nell’esame delle richieste d’esenzione presentate da decine di migliaia di abitanti del Victoria rimasti bloccati in New South Wales.
Al personale ministeriale incaricato di esaminare le richieste venne richiesto di esaminare almeno 50 domande all’ora, riservando quindi solo dai 30 ai 60 secondi per l’esame di ciascuna domanda. “Come risultato, si è giunti a una serie di decisioni tra le più discutibili che abbia mai visto nei miei sette anni come Ombudsman – ha commentato Deborah Glass –. L’effetto di una burocrazia complessa e irreggimentata ha fatto sì che alcune delle decisioni prese siano state assolutamente ingiuste, persino inumane”.
Appena l’8% delle 33.252 domande d’esenzione presentate tra il 9 luglio e il 14 settembre sono state accolte. Delle 10.812 richieste avanzate per motivi di salute e umanitari, solo 877 hanno avuto un esito positivo.
La relazione dell’Ombudsman riporta casi di persone rimaste praticamente senza tetto, che non hanno potuto avere accesso a urgenti cure mediche o che non hanno potuto rivedere genitori o altri parenti stretti sul punto di morte. “Se ci sarà una prossima volta, non possiamo permettere che una cosa del genere accada di nuovo”, ha concluso l’Ombudsman.
Un portavoce del governo statale ha ricordato che le restrizioni ai confini sono state necessarie per limitare la diffusione di un virus mortale: “In quei frangenti, abbiamo fatto tutto quanto potevamo per avvertire i cittadini dei pericoli che si sarebbero trovati di fronte”.
La portavoce dell’opposizione alla Sanità Georgie Crozier, invece, ha subito attaccato l’esecutivo: “Le vite e i mezzi di sussistenza degli abitanti del Victoria valgono molto di più di un esame di appena 30 secondi di fronte a un funzionario del governo”.