Il 74enne si trova in custodia da quando, lo scorso agosto, fu dichiarato colpevole nel processo a porte chiuse tenuto presso la Corte Suprema del NSW.
Il corpo della signora Dawson non è mai stato trovato e la Corona ha sostenuto che Dawson l’ha uccisa per poter avere una “relazione senza restrizioni” con la babysitter adolescente di famiglia, JC, con la quale più tardi si unì in matrimonio.
Il giudice Ian Harrison oggi ha affermato che l’omicidio è stato un “crimine di rilevante gravità oggettiva”.
“Lynette Dawson condusse una vita impeccabile e non meritò il suo destino”, ha detto il giudice leggendo la sentenza.
Il giudice ha stabilito che Dawson “era caduto in una condizione di infatuazione possessiva” per JC, e che la prospettiva di poterla perdere “lo angosciava, lasciandolo frustrato e fuori di sé” al punto da decidere di uccidere sua moglie.
Il fatto che il corpo di Lynette Dawson non sia mai stato ritrovato ha pesato come una circostanza aggravante dell’omicidio.
Dawson è stato condannato ad un massimo di 24 anni di carcere, e non potrà godere della libertà condizionale prima del 18mo anno, nell’agosto dell'anno 2040.
Nel corso del processo, i legali di Dawson avevano sostenuto che esisteva una spiegazione alternativa per la scomparsa di Lynette, ipotizzando che avesse abbandonato la famiglia dopo la scoperta della relazione del marito con JC.
Dawson, ex giocatore di rugby, non è mai stato in grado di avvalorare tale tesi con delle prove, essendosi limitato a dichiarare nel corso di un interrogatorio risalente all’anno 1991 che sua moglie lo aveva chiamato diverse volte dopo un presunto mancato appuntamento presso un circolo acquatico, fatto risalente al gennaio 1982.
I suoi legali hanno anche sottoposto all’attenzione della Corte le testimonianze non verificate di cinque persone che avevano asserito di aver visto Lynette negli anni successivi alla sua scomparsa, adducendo che esisteva la possibilità che fosse fosse ancora viva.
Il giudice Harrison, che aveva già respinto questi punti avanzati dalla difesa nella sentenza emanata alla fine di agosto, ha deliberato che era oltre ogni ragionevole dubbio che la colpevolezza di Dawson fosse “l’unica deduzione razionale” da trarre da prove circostanziali.