SANTIAGO DEL CILE - La portavoce supplente del governo cileno, Aisén Etcheverry, ha dovuto chiarire che l’esecutivo non ha violato la legge firmando il contratto per l’acquisto della casa dell’ex presidente cileno Salvador Allende, che si intendeva trasformare in un museo.
Tuttavia, il governo ha dovuto rinunciare all’acquisto, in quanto alcuni dei proprietari attuali della casa ricoprono incarichi nello Stato. Questo fatto ha portato alle dimissioni della ministra dei Beni Nazionali, Marcela Sandoval.
Secondo Etcheverry, il procedimento era giunto solo alla prima fase, quando l’acquisto di un immobile da parte dello Stato consiste in “almeno quattro fasi. Una di queste è la firma di un contratto di compravendita con un notaio e la sua rispettiva registrazione. Questo atto è avvenuto, ed è stato proprio in quel momento che la transazione è stata interrotta e si è deciso di non proseguire con l’acquisto”.
La decisione di interrompere la compravendita è stata presa perché il suo completamento avrebbe violato normative cilene, come l’articolo 37 della Costituzione, che stabilisce che “durante il loro mandato, i ministri non possono stipulare né garantire contratti con lo Stato”. Questo è il caso della ministra della Difesa, Maya Fernández Allende, nipote di Salvador.
Inoltre, la Costituzione del Cile stabilisce che “cesserà in carica il deputato o senatore che durante il suo mandato stipula o garantisce contratti con lo Stato, o che agisce come procuratore o agente in pratiche private di natura amministrativa, nella fornitura di posti pubblici, consulenze, funzioni o commissioni di natura simile”, il che complicherebbe anche la situazione per la senatrice Isabel Allende Bussi (figlia dell’ex presidente, nonché zia di Maya), una delle proprietarie dell’immobile.
Riguardo all’errore commesso da coloro che erano responsabili del processo e che non avevano notato prima l’impedimento, la funzionaria ha indicato che la responsabilità politica “ricade sul ministero che era responsabile dell’esecuzione di questo progetto, cioè il ministero dei Beni Nazionali”, in riferimento a Sandoval. “Data la natura e l’importanza della questione, il presidente ha preso questa decisione e le responsabilità politiche sono assegnate al ministero che ne era a capo”, ha concluso.
Il 31 dicembre, il Ministero dei Beni Nazionali del Cile ha annunciato che avrebbe acquistato gli immobili che furono residenza degli ex presidenti Salvador Allende Gossens (1970-1973) e Patricio Aylwin (1990-1994), a capo dell’esecutivo cileno prima e dopo la dittatura militare di Augusto Pinochet. L’obiettivo era trasformarli in musei destinati a preservare la memoria storica del Paese.
La portavoce supplente del Governo, Aisén Etcheverry, aveva spiegato che gli immobili “hanno un valore storico” e l’iniziativa rappresentava “un modo per tutelare il patrimonio intangibile del nostro paese”.
Il processo di acquisto della casa di Aylwin è ancora in corso.
A differenza di paesi come l’Argentina e l’Uruguay, il Cile non dispone di una legge che protegga i siti di memoria, quindi la possibilità che il progetto del museo nella casa di Allende venga realizzato dal prossimo governo non è scontata.
Traduzione di Larissa Ronzoni.