CANBERRA – Il Global Times, quotidiano cinese controllato dal governo di Pechino, ha confermato giovedì scorso il bando dal giorno successivo delle importazioni australiane, per un valore complessivo di sei miliardi di dollari l’anno, che fino ad allora le autorità avevano liquidato come “voci infondate”.
La notizia nell’ambito di una serie di servizi sulla più grossa fiera campionaria del Paese, che si è aperta mercoledì a Shangai. All’inaugurazione della China International Import Expo, era presente anche l’ambasciatore australiano in Cina, Graham Fletcher.
“La visita – si legge nell’articolo – dopo che la Cina aveva bloccato le importazioni di sette categorie di prodotti australiani”
Aziende australiane, che lo scorso anno hanno esportato verso la Cina prodotti per 149 miliardi di dollari, erano rimaste scosse dalla notizia della messa al bando di rame, carbone, vino, orzo, zucchero, legno e aragoste, in arrivo da questa settimana, dopo la netta escalation della disputa commerciale fra l’Australia e il suo maggiore partner commerciale. Oltre 20 tonnellate di aragoste, del valore di due milioni di dollari, sono rimaste bloccate da venerdì scorso sulla pista dell’aeroporto di Shanghai, dove sono state sottoposte a test di contaminazione.
Il vino destinato all’expo di Shangai, la più importante vetrina commerciale per i produttori australiani, è stato bloccato da agenti dell’autorità doganale.
Le autorità cinesi non hanno ufficialmente informato le imprese australiane del blocco delle importazioni ma esportatori di vino hanno ricevuto notifiche dai loro agenti in loco, che da venerdì scorso il vino australiano non sarà sdoganato.
La disputa commerciale è iniziata lo scorso aprile dopo la promozione a livello internazionale da parte dell’Australia di un’inchiesta sulle origini del Covid-19. Ha poi continuato a intensificarsi da quando Pechino ha imposto nuove dure norme di sicurezza nazionale a Hong Kong e anche in risposta alle dure posizioni assunte dall’Australia verso la presa di possesso e militarizzazione da parte della Cina di isole e atolli in un’area contestata del Mar Cinese Meridionale.
Il governo Morrison non ha ancora ricevuto notifiche ufficiali da Pechino, sulla guerra commerciale, ma il Global Times, citando il direttore del Centro di studi australiani all’università di Shangai, Chen Hong, ha scritto che l’Australia ha danneggiato le relazioni bilaterali, assumendo un ruolo di leadership nella campagna anti Cina: “L’Australia non può sostituire il mercato cinese, mentre il popolo cinese ha numerose alternative, ai prodotti australiani”, ha detto l’accademico, al quale quest’anno è stato vietato, dalle agenzie di sicurezza, l’accesso in Australia.
I ministri australiani del Commercio, Simon Birmingham e dell’Agricoltura, David Littleproud non hanno avuto contatti a livello ufficiale con le loro controparti sin dall’inizio della pandemia.
Birmingham ha sollecitato la Cina ad onorare l’accordo di libero mercato sottoscritto con Canberra e di allinearsi alle regole fissate dall’Organizzazione mondiale del commercio.