PARIGI - Era cominciata in sordina la temuta giornata “Bloquons tous”, una protesta nata sui social contro la politica, l’economia, il carovita e, più in generale, contro il presidente Emmanuel Macron. A metà giornata erano appena 29.000 in tutta la Francia i manifestanti; gli annunciati blocchi stradali, davanti alle fabbriche o agli uffici, erano stati evitati da un controllo capillare della polizia.
Soprattutto, ci sono stati pochi disagi, con i trasporti quasi regolari, gli uffici aperti e il 4% di assenze nel settore pubblico. Deludente, per gli organizzatori, l’adesione all’invito di “boicottare” acquisti, ritiri di denaro ai bancomat, operazioni bancarie.
Ma la partecipazione alla protesta è andata crescendo con il passare delle ore, superando la stima di 100.000 manifestanti previsti dal ministero dell’Interno, fino a toccare quota 175.000 a fine giornata. Un esordio incoraggiante per un movimento nato esclusivamente sul web, senza fondi, senza canali tradizionali e che soltanto nelle ultime settimane ha visto accodarsi La France Insoumise e parte della sinistra.
La giornata è stata anche un “battesimo del fuoco” per Sébastien Lecornu, il Primo ministro nominato martedì sera che ha davanti a sé una strada in salita. Dopo il passaggio di consegne con il predecessore François Bayrou in mattinata, Lecornu - che nel governo caduto era ministro della Difesa - si è recato nel centro di crisi del ministero dell’Interno per seguire in diretta le proteste di piazza.
Scontri, tafferugli, lancio di lacrimogeni da parte della polizia, di sassi e oggetti da parte dei manifestanti, si sono verificati in diverse città, ma senza feriti o incidenti gravi. Non sono stati toccati i picchi di violenza che la Francia visse con i gilet gialli o con le manifestazioni contro le pensioni.
Tafferugli a Parigi e in diverse città fra gruppi di giovani - a Lione e in altri centri del Paese sono comparsi i black bloc con il passamontagna -, incendi di cassonetti e motorini. Poi l’incidente più eclatante: l’incendio di un ristorante coreano in pieno centro della capitale durante un faccia a faccia fra agenti e manifestanti.
Secondo le prime indagini, a colpire e dare alle fiamme al locale - propagate a tutta la facciata del palazzo - sarebbero stati i poliziotti con un lancio di lacrimogeni. Il bilancio è comunque di 473 fermi, quasi tutti preventivi. Lione e Rennes sono state le città in cui i tafferugli fra giovani e polizia sono durati più a lungo e dove a tratti la tensione è cresciuta in modo preoccupante.
A Parigi, è stato evacuato il sotterraneo di Les Halles, il più grande centro commerciale della città, dopo che sui social la polizia aveva visto l’insistente ripetizione di un invito a convergere in zona per saccheggiare boutique e negozi. Un raduno spontaneo e pacifico si è tenuto a Place de la République con diverse migliaia di persone, alcune delle quali rimaste fino a sera nonostante la pioggia.
Tante le bandiere palestinesi - alcune appese al monumento centrale della piazza - e gli striscioni che invitavano a mandare a casa Macron, uno addirittura a “decapitare” il presidente. Forte l’adesione e la partecipazione dei licei, con decine di istituti chiusi per l’occupazione dei ragazzi, che fin dal mattino avevano bloccato i portoni con i cassonetti.
Nel suo primo giorno da Premier, nel cortile di palazzo Matignon, sede del governo, Lecornu ha ringraziato Bayrou per il suo “coraggio”, per aver resistito quasi nove mesi. Poi si è rivolto ai francesi impegnandosi a “rompere” con il passato, nel “metodo” ma anche “nella sostanza”, assicurando che non esistono “percorsi impossibili” per uscire dalla crisi politica. E ha concluso con un ottimistico
“Ce la faremo”, rivolto ai connazionali. Lo ha preso sul serio Jordan Bardella, il presidente del Rassemblement National (Rn) che ha annunciato che il partito “non lo sfiducerà subito”. Ma che aspetta di vedere dal nuovo Premier la prima “rottura” con il passato.