NEW YORK - Nel suo discorso di 19 minuti, il primo ministro ha invitato i leader mondiali a “cogliere il momento” per costruire la pace in Medio Oriente, pur evitando di citare direttamente Israele e il recente rapporto della commissione ONU sulla guerra a Gaza.
Albanese ha dedicato ampio spazio alla questione climatica, presentando il nuovo target di riduzione delle emissioni del 62-70% entro il 2035 e ribadendo che “fissare obiettivi e mostrare ambizione conta”.
Ha spiegato che la transizione verso l’energia pulita rappresenta non solo una necessità ambientale ma anche un’opportunità economica per il Paese e per la regione indo-pacifica, permettendo ai Paesi emergenti di industrializzarsi senza aumentare le emissioni.
La posizione del primo ministro australiano contrasta nettamente con quella di Donald Trump, che il giorno precedente aveva definito la lotta al cambiamento climatico “la più grande truffa mai perpetrata al mondo” e aveva attaccato le politiche verdi come causa del declino industriale dell’Occidente. Trump, che ha già ritirato gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi e ridotto i finanziamenti per la transizione energetica, ha avvertito che “i Paesi che seguono queste agende verdi stanno andando all’inferno”.
Albanese ha scelto un tono più istituzionale, evitando scontri diretti a poche settimane dal loro incontro ufficiale del 20 ottobre a Washington, ma ha insistito che la decarbonizzazione è “una scelta di crescita economica e di sicurezza energetica, non un ostacolo allo sviluppo”.
L’agenda australiana non si limita al clima: il primo ministro ha promesso maggiori investimenti nei settori della difesa, diplomazia e sviluppo, con l’obiettivo di rafforzare la sicurezza dell’Indo-Pacifico e le relazioni con ASEAN, Giappone, India e Corea del Sud, oltre che con gli alleati storici come Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea.
La strategia di Albanese si colloca in un momento di tensione internazionale, in cui le istituzioni multilaterali sono messe in discussione. “Se diamo alle persone motivo di dubitare del valore della cooperazione, cresce il rischio che il conflitto torni a essere la risposta predefinita”, ha ammonito il primo ministro.
Con questo intervento, il leader laburista ha chiarito che l’Australia intende giocare un ruolo da protagonista nel plasmare le regole del sistema internazionale nei prossimi anni.