CANBERRA - Riunitasi con i Nazionali dopo la breve rottura, Ley ha presentato il nuovo governo ombra, cercando di lasciarsi alle spalle la sconfitta elettorale.

Nonostante la parvenza di unità con il leader dei Nazionali, David Littleproud, persistono dubbi su alcuni punti chiave, tra cui proprio l’impegno della Coalizione a raggiungere lo zero netto emissioni entro il 2050. Tale obiettivo era stato precedentemente oggetto di tensioni interne al partito alleato.

Interpellata sul tema, Ley ha dichiarato che la Coalizione “valuterà la politica energetica nel suo complesso”, sottolineando la necessità di partecipare alla risposta globale al cambiamento climatico, “ma non a qualsiasi costo”.

Tra le richieste dei Nazionali figurava l’abolizione della moratoria federale sull’energia nucleare, passo che è stato accolto come “iniziale” da Ley, promettendo ulteriori sviluppi sulla questione. La costruzione di sette centrali nucleari era stata al centro della fallita campagna elettorale della Coalizione.

Nel rimpasto, Littleproud ha escluso i due ex vicepremier Michael McCormack e Barnaby Joyce, suscitando critiche. Joyce ha deriso il concetto di “ricambio generazionale”, attribuendo le nomine a logiche personali e politiche e attaccando l’obiettivo zero emissioni da lui definito “disastroso”.

Sul fronte liberale, la senatrice Jane Hume è stata esclusa dal ministero ombra insieme a figure conservatrici come Sarah Henderson e Claire Chandler. Nessuna donna ha ricevuto incarichi economici di rilievo, nonostante il voto femminile abbia premiato i laburisti. Nonostante queste scelte, Ley ha promesso un impegno concreto per riconquistare la fiducia delle elettrici.