DELAIDE – Il Co.As.It. SA ha di recente dato il via a una partnership con la professoressa Loretta Baldassar, ‘Befriending with Genie’, un intervento per ridurre la solitudine e aumentare il supporto sociale e l’accesso ai servizi per le persone affette da demenza e i loro operatori sanitari provenienti da comunità CALD.

Baldassar è inoltre direttrice di un gruppo di ricerca presso l’Università Edith Cowan, in Western Australia, ‘Sage Lab’, che si interessa di medicina preventiva, nonostante i ricercatori non siano medici. “C’è già molto lavoro sull’invecchiamento da un punto di vista medico in realtà – spiega –, con attività sanitarie complementari, come la fisioterapia e la terapia occupazionale”.

Il gruppo di Baldassar si occupa di scienze sociali, arti e discipline umanistiche, quindi, studia l’aspetto sociale dell’invecchiamento che, pur essendo di fondamentale importanza, di solito non viene trattato molto dalle scienze mediche. Da qui l’obiettivo del gruppo di studio di colmare questa lacuna.

Loretta Baldassar si occupa anche di migrazione da qualche decennio. In Australia, circa il 70-75% dei nati in Italia ha più di 75 anni; per questo, nello studiare la migrazione, non poteva non occuparsi di invecchiamento, “un problema enorme a livello globale”, prosegue, tanto che l’ultimo rapporto intergenerazionale del governo ha identificato proprio l’invecchiamento della società australiana come uno dei maggiori problemi da affrontare nei prossimi quarant’anni, con le previsioni che gli ultrasessantacinquenni raddoppieranno e gli ultraottantacinquenni triplicheranno. Mentre i giovani diminuiranno.

A questo, si aggiunge che la demenza è attualmente la principale causa di morte per le donne in Australia e presto lo sarà anche per gli uomini, e i migranti sono ancora più a rischio, non solo per il minore accesso ai servizi preventivi e le barriere linguistiche che si aggravano con l’avanzare dell’età, ma anche perché per tradizione si fanno curare più in famiglia.

Secondo le ricerche della professoressa Baldassar, per i migranti c’è un’ulteriore aggravante, rappresentata dallo stress di aver lasciato il proprio Paese d’origine e aver vissuto altrove nel mondo. Da qui deriva un fondamentale mito da sfatare: che la demenza non è parte del normale processo di invecchiamento, ma una vera e propria malattia. E come per altre malattie, ci sono dei fattori di rischio.

Spesso le famiglie tengono in casa i propri anziani provocando anche l’isolamento sociale, ma per contrastare la demenza gli stimoli intellettivi sono fondamentali. Da qui nasce quindi l’idea del progetto: reti, connessioni sociali solide e accesso alle giuste risorse sono essenziali per aiutare gli anziani a mantenere la propria salute e la qualità della vita durante l’invecchiamento e a vivere in modo indipendente più a lungo. Tuttavia, le persone affette da demenza provenienti da comunità CALD  e i loro badanti spesso non hanno adeguate conoscenze e accesso alle risorse preventive. Da qui, maggiore è il rischio di significativo isolamento sociale, morbilità e mortalità.

Finanziato dal Medical Research Future Fund – Dementia, Ageing and Aged Care Mission, il progetto ‘Befriending with Genie’ affronta proprio le disuguaglianze nella conoscenza e nell’adozione di attività di prevenzione e nell’accesso ai servizi per gli anziani nella comunità che convivono con la demenza e i loro operatori sanitari, appartenenti in particolare a quattro gruppi linguistici: italiano, cinese, vietnamita e sud-asiatico.

Il progetto combina due interventi basati su evidenze scientifiche: in particolare si concentra sul ‘Befriending’ che consiste in conversazioni informali con un facilitatore qualificato, e ‘Genie’, un database online di servizi e attività di supporto personalizzati in base agli interessi e ai bisogni dei partecipanti e uno strumento di mappatura della rete per misurare il supporto sociale nel tempo.

L’intervento sarà erogato a cento partecipanti e badanti, reclutati in quattro città australiane – Adelaide, Melbourne, Perth e Sydney –, al fine di migliorare la vita dei partecipanti attraverso una riduzione della solitudine e un aumento delle relazioni sociali, oltre ad aumentare la loro conoscenza e l’accesso ai servizi disponibili.

Reclutare persone con demenza e i loro tutori provenienti da contesti migratori non è impresa facile; per questo, Loretta Baldassar ha fatto affidamento a organizzazioni partner come il Co.As.It. che, assieme a Bene, fa parte del gruppo consultivo di progetto.

“Reti sociali e connessioni solide sono essenziali per aiutare le persone anziane a mantenere la propria salute e la qualità della vita durante l’invecchiamento, a vivere in modo indipendente più a lungo e ad accedere ai servizi quando ne hanno bisogno”, ribadisce la professoressa Baldassar.

Il programma dura dalle quattro alle otto settimane, a seconda che si faccia parte del gruppo di controllo o del gruppo di intervento. Ci sono facilitatori qualificati che hanno seguito una formazione specifica: parlano la lingua, provengono dal contesto culturale e stringono amicizia con la famiglia, l’operatore sanitario familiare principale e la persona che convive con la demenza. Viene poi mappata la rete di supporto sociale, cercando di ripristinare il supporto che potrebbe essere venuto meno, aumentando il coinvolgimento sociale e gli stimoli cognitivi.

Tra i fattori di rischio modificabili, per esempio, c’è la perdita dell’udito, e molti anziani che rifiutano ausili, innescando spesso isolamento e, di conseguenza, declino cognitivo. Lo stesso vale per la perdita della vista.

Durante le visite domiciliari si instaura con gli anziani e le loro famiglie un rapporto di fiducia e alla fine viene prodotto un opuscolo informativo sul programma di visite, proprio volte ad affrontare ben quattordici fattori di rischio. Il programma è agli albori; è infatti iniziato poco più di un anno fa e durerà cinque anni. È finanziato dal Medical Research Future Fund, quindi dal National Health and Medical Research Fund e dal National Health and Medical Research Council, il principale finanziamento del governo australiano per le scienze mediche.

Il progetto si rivolge agli italiani ad Adelaide a Perth e si rivolgerà a partecipanti di lingua cinese a Sydney, Melbourne e Perth, di lingua vietnamita a Perth e partecipanti principalmente hindi a Sydney e Perth. Sarà uno studio clinico controllato, con misure prese prima dell’inizio dello studio, a metà del programma di visite intorno alla quarta settimana, alla fine del programma di visite intorno all’ottava settimana, e poi di nuovo alla sesta settimana.

Ma Loretta Baldassar vuole raggiungere quante più persone possibili, non solo i partecipanti diretti; per questo, è molto impegnata in attività di divulgazione, come la partecipazione a conferenze, programmi radio, interviste.

“Perché soprattutto i giovani devono essere educati – prosegue –, affinché possano a loro volta educare i loro familiari più anziani, soprattutto nel superare lo stigma che spesso aumenta l’isolamento degli anziani, aumentando di conseguenza i fattori scatenanti della demenza”.

Per chi volesse maggiori informazioni, è possibile contattare il Co.As.It. SA al numero 8223 3311 o la professoressa Loretta Baldassar via email all’indirizzo bwgen@ecu.edu.au.