BOGOTÁ – Il presidente della Colombia, Gustavo Petro, si trova ad affrontare una frattura all’interno del suo governo, dopo le dimissioni di due alti funzionari: Juan David Correa, ministro delle Culture, saperi e arti, e Jorge Rojas, direttore del Dipartimento amministrativo della presidenza (Dapre).
La crisi politica si inserisce in un contesto difficile, segnato dalla crescente violenza nel Catatumbo, una regione del nord-ovest del Paese colpita da violenza e sfollamenti, a causa di lotte tra diversi movimenti di guerriglia.
Le dimissioni sono arrivate dopo un consiglio dei ministri trasmesso in diretta televisiva martedì 4 febbraio, durante il quale sono emerse forti tensioni tra il presidente e alcuni membri del suo gabinetto riguardo obiettivi non raggiunti e la nomina di figure controverse, come Armando Benedetti, stretto alleato di Petro, indagato per irregolarità finanziarie e accuse di violenza sulle donne.
Durante la riunione, Petro ha rimproverato il suo esecutivo per la mancanza di progressi nella realizzazione dei progetti, mentre alcune ministre, come Susana Muhamad (Ambiente) e la vicepresidente Francia Márquez, lo hanno affrontato sulla decisione di includere nel suo team personaggi come Benedetti e la cancelliera Laura Sarabia, coinvolta in un caso di intercettazioni illegali.
“Come femminista non posso sedermi qui con Benedetti”, ha dichiarato Muhamad, visibilmente scossa, mentre Márquez ha criticato la mancanza di rispetto mostrata da Sarabia, avvertendo: “Non condivido la presenza di queste persone”.
Juan David Correa, ministro da agosto del 2023, ha giustificato la sua uscita con una lettera pubblica, in cui ha elogiato i risultati raggiunti durante il suo mandato, come un “piano quinquennale di cultura” e riforme istituzionali, senza fare riferimento diretto al conflitto interno.
Poche ore prima, Jorge Rojas, recentemente nominato direttore del Dapre, aveva rassegnato le dimissioni irrevocabili, opponendosi alla nomina di Benedetti come capo dello staff. In risposta, il presidente Petro ha accusato Rojas di aver frainteso il ruolo di Benedetti, aggiungendo che le sue azioni rischiano di “rovinate il governo”.
Per di più, in un attaggiamento molto più drastico, il ministro dell’Interno Juan Fernando Cristo ha definito “insostenibile” l’attuale gabinetto e ha chiesto dimissioni collettive per consentire dei cambiamenti.
Cristo ha spiegato sui social che il consiglio dei ministri era stato convocato per discutere decreti riguardanti la situazione di emergenza nel Catatumbo, ma che Petro avrebbe deciso di modificare l’ordine del giorno. Cristo ha espresso disappunto per la dinamica della riunione e gli scontri pubblici tra i membri del governo, sottolineando che “questa non è il modo istituzionalmente corretto di gestire le divergenze interne”.
Si prevedono altre dimissioni, dato che la stessa Francia Márquez che ha lasciato intendere la possibilità di una sua uscita. Nel frattempo, Angie Rodríguez ha assunto la direzione del Dapre, diventando la quinta persona a ricoprire questo ruolo sotto il governo Petro.
Anche Iván Velásquez, ministro della Difesa, ha presentato le sue dimissioni irrevocabili. Sebbene inizialmente la sua uscita fosse legata alla richiesta protocollare di Petro di un rimpasto, il ministro ha deciso di separarsi definitivamente dal governo, diventando il quinto ministro a lasciare l’esecutivo.
La sua decisione coincide con una serie di cambiamenti ai vertici delle forze armate, tra cui la rimozione del generale William René Salamanca dalla direzione della Polizia Nazionale.
Il ministro Velásquez aveva lavorato intensamente sulla strategia di sicurezza, in particolare per contrastare la crescente influenza dei gruppi armati nel Catacumbo, come l’Eln e le frange dissidenti delle Farc, che operano in quella zona. Negli ultimi mesi, aveva incontrato il suo omologo venezuelano, Vladimir Padrino López, per coordinare azioni congiunte contro i gruppi armati transfrontalieri.
Tuttavia, la situazione nel Catatumbo è continuata a peggiorare, con gravi conseguenze per la popolazione civile. La regione, che ospita una grande quantità di coltivazioni di coca, è diventata un punto di conflitto tra le forze armate e i gruppi guerriglieri ribelli, con migliaia di persone costrette a fuggire a causa degli scontri. Nonostante gli sforzi del ministro, la situazione non è migliorata, portando infine alla sua uscita dal governo.
Mentre le dimissioni si susseguono, Petro è partito per un viaggio ufficiale in Medio Oriente, partecipando all’Incontro mondiale dei governi a Dubai e successivamente visiterà il Qatar.
Questa partenza ha intensificato le critiche, con alcuni settori politici che hanno messo in discussione la sua leadership, accusandolo di essere distante dalla realtà interna del paese in un momento di forte turbolenza. Uno dei critici più accesi è stato l’ex ministro dell’Istruzione, Alejandro Gaviria, che ha dichiarato che Petro, inizialmente visto come il portatore di una speranza di cambiamento, ha ora fatto svanire le illusioni di molti a causa delle recenti crisi e del deterioramento del governo.
In risposta, Petro ha difeso la sua gestione, ribadendo che non esiste altra alternativa che “vincere” e confermando l’impegno del suo gabinetto nel perseguire il programma di governo. Intanto, la crisi continua a minare la stabilità politica della Colombia, con un presidente che sembra trovarsi a un punto di svolta cruciale.