BOGOTÁ – Non è la comunità più numerosa dell’America Latina, ma gli italiani della Colombia ci sono e vogliono contare. A occuparsi di loro, nel suo ruolo di presidente del Comites di Bogotá (l’unico del Paese), è Antonello Caponera.
In Colombia ci vive dal 2002, dopo essere transitato, come insegnante, in Arabia Saudita, Nigeria, Brasile… Giornalista pubblicista, ha anche scritto alcuni libri sulle Farc (movimenti di guerriglia) e la guerra civile. Uno per tutti: Colombia, la catarsi di un popolo.
“Su un territorio di poco più di un milione e 100mila km quadrati, gli iscritti all’Aire sono circa 31mila – dice –. Meno che in Venezuela e Perù, ma più che in Bolivia”.
Pochi, ma di quelli che lasciano il segno, verrebbe da dire.
Tra i colombiani di origine italiana, ci sono infatti alcuni personaggi illustri, come Oreste Sindici (1828-1904), nato a Ceccano (Frosinone) e autore dell’inno nazionale. Ancora, il geografo Agustín Codazzi (1793-1859), nato a Lugo di Romagna e al quale è intitolato l’istituto geografico di Stato.
“Lo stesso presidente Gustavo Petro ha passaporto italiano – dice Caponera –. E sul fronte opposto, c’è il tristemente famoso paramilitare e narcotrafficante Salvatore Mancuso Gómez”.
Il Comites di Bogotá lavora a stretto contatto con le autorità diplomatico-consolari in Colombia e supporta le istanze degli italiani residenti per il riconoscimento di alcuni diritti.
“Innanzitutto, la reciprocità contributiva, perché i contributi versati in Italia vengano riconosciuti al momento di andare in pensione in Colombia e viceversa – dice Antonello –. Poi un regime di residenza permanente per noi stranieri radicati nel Paese: invece ogni 5 anni ci tocca rinnovare il visto e la carta di identità”. Operazione che si traduce stress, perdita di tempo e di soldi.
Ancora, il riconoscimento della patente, la richiesta di uno sconto sull’Imu sulla seconda casa in Italia e sulla Tari (la tassa sui rifiuti). “Infine, se sappiamo di qualche italiano in condizioni di difficoltà facciamo da tramite con il Consolato”, dice Antonello.
Un altro ambito di lavoro riguarda le iniziative culturali. Nel 2024, nell’ambito dall’Anno delle radici, il Comites ha organizzato un progetto sulla memoria e l’identità, con laboratori di narrazione e teatro destinati a giovani e adulti, a cura della compagnia I Macchiati, rappresentata dagli attori Alessandro Manzini e Irene Bonzi.
Nell’anno del centenario Beppe Fenoglio (2022), il Comites ha invitato, per tenere alcune conferenze, il giornalista Piero Negri Scaglione, autore di un libro sullo scrittore di Alba (Questioni private, Einaudi) e sul cinema di Sergio Leone (Che cos’hai fatto in tutti questi anni, Einaudi).
Sempre nel 2022 – che è stato anche il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini – nella città di Barranquilla, sulla costa settentrionale, è stata realizzata una retrospettiva dedicata al regista, con la proiezione della cosiddetta Trilogia della vita (Decameron, Il fiore delle mille e una notte, I racconti di Canterbury).
“A ottobre speriamo di avere con noi lo storico medievista Franco Cardini”, anticipa Caponera con orgoglio. Poi riflette: “Certo, occuparsi di iniziative culturali è divertente, ma è ancora più importante difendere i diritti degli ultimi, quelli che nessuno vede”.
Per questo, il Comites periodicamente visita le comunità italiane che vivono nelle zone più impervie del Paese. “Dove non c’è nemmeno il consolato onorario – dice Caponera –. Almeno, facciamo risparmiare il tempo e i soldi di un viaggio a Bogotá per una semplice pratica amministrativa”.