ROMA - Cristoforo Colombo era genovese e non un ebreo sefardita nato in Spagna, come hanno di recente sostenuto alcuni scienziati spagnoli sulla base dell’analisi del Dna del grande navigatore. A smentire questa ricostruzione basta il testamento dell’uomo che scoprì l’America, redatto in lingua spagnola il 22 febbraio 1498 nell’attuale Panama, dove si legge un inequivocabile “siendo yo nacido en Genova”, ovvero “essendo io nato a Genova”. 

Il testamento di Cristoforo Colombo era stato raccolto ed esposto a Palazzo Ducale di Genova nel 2017 - insieme con le ultime volontà di altri trenta grandi italiani - in occasione della mostra Io qui sottoscritto. Testamenti di grandi italiani, realizzata dal Consiglio Nazionale del Notariato. Il documento, sottolinea il Consiglio in una nota, “dovrebbe mettere definitivamente fine a polemiche e discussioni che vanno avanti da secoli e che in questi giorni sono tornate di attualità: Colombo era genovese, non spagnolo, non portoghese”. 

In questo documento solenne Cristoforo Colombo, riferendosi ai sovrani spagnoli, esplicitamente afferma: “... Essendo nato a Genova, venni a servirle qui in Castiglia, e per loro scoprii al ponente della terra ferma le Indie e le isole suddette. Supplico perciò le AA. LL. comandino sommariamente che questo mio Privilegio e Testamento sia considerato valido, e senza opposizione, richiesta o dilazione venga adempito tale quale si trova”. 

L’origine genovese viene poi ribadita da Colombo nel passaggio in cui chiede al figlio Diego “che tenga e sostenga sempre nella città di Genova una persona del nostro lignaggio, la quale abbia casa e moglie e le assegni una rendita... Ed abbia piede e radici della detta città, come nativa di essa, perché potrà avere dalla detta città aiuto e favore nelle cose di bisogno, perché da essa venni e in essa sono nato io”. Quindi raccomanda, fra l’altro, di tenere in considerazione, nei propri affari, la Casa di San Giorgio, “ove qualunque denaro sta molto sicuro, e Genova è città nobile e potente sul mare... E abbia capitale del suo tesoro nei ‘luoghi’ di San Giorgio in Genova e laggiù ‘moltiplichi’ finché ne abbia tanta quantità che stimi e appaia fare qualche buona opera in questa impresa di Gerusalemme...”, cioè la liberazione dei Luoghi Santi, la massima aspirazione di Cristoforo Colombo. 

I risultati dello studio spagnolo erano stati comunicati ieri sera durante il programma speciale “Dna di Colombo: la vera origine” trasmesso dall’emittente Rtve, in concomitanza con la festa nazionale che commemora l’arrivo di Colombo nel Nuovo Mondo il 12 ottobre 1492. I ricercatori, guidati dall’esperto forense Miguel Lorente dell’Università di Granada, hanno analizzato piccoli campioni di resti sepolti nella Cattedrale di Siviglia, appurando che appartengono effettivamente a Colombo. “Abbiamo il Dna di Cristoforo Colombo, molto parziale, ma sufficiente” e il “Dna di Hernando Colon, suo figlio”, aveva spiegato Lorente, “sia nel cromosoma Y che nel Dna mitocondriale di Hernando ci sono tratti compatibili con l’origine ebraica”. 

“Il Dna indica che l’origine di Cristoforo Colombo risiede nel Mediterraneo occidentale”, ha proseguito. “Se non c’erano ebrei a Genova nel XV secolo, la probabilità che fosse originario di lì è minima. Non c’era nemmeno una grande presenza ebraica nel resto della penisola italiana, il che rende le cose molto incerte”, aveva sostenuto Lorente. Una ricostruzione che ha suscitato da subito molte critiche, non solo per le evidenze contrarie, tra cui il testamento stesso, ma perché anche una presunta origine sefardita del navigatore non sarebbe di per sé in contraddizione con la sua nascita nel territorio genovese.