CARNAGO - Per quanto si cerchi di evitare concetti come “ultima spiaggia” e “ultima occasione per dare un senso alla stagione”, a Milanello sanno bene che la realtà è esattamente questa.

Una stagione che, uscendo anche dalla Coppa Italia (e per mano dell’Inter) sarebbe ufficialmente fallimentare, mentre con una coppa in più in bacheca sarebbe “soltanto” molto deludente.

Così, se ai tempi d’oro di Berlusconi la Coppa Italia era dichiaratamente il terzo obiettivo stagionale (l’occasione per far giocare le seconde e terze linee di una rosa galattica), adesso è diventata il salvagente cui aggrapparsi per non affogare del tutto: “Abbiamo la consapevolezza che sia importante per l’Europa - si è limitato a dire Conceicao -. Ma non pensiamo alle altre partite. Sappiamo che è la strada più corta per l’Europa. Noi possiamo vedere il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Se dobbiamo parlare, vedete da quanti anni il Milan non vince due titoli. Certo, a livello di classifica è critica, in questo momento non è da Milan. La partita di domani è importante perché ci permette di avvicinarci a una finale, a un titolo”.

Il problema, e non è cosa da poco, è che l’avversario si chiama Inter, lanciata verso un finale di stagione pieno di impegni e vogliosa come non mai di prendersi la rivincita dopo gli ultimi tre derby avari di soddisfazioni: “Sono state partite importanti per noi perché hanno deciso un titolo - ha detto il portoghese -. Il derby è sempre una partita importante, per il contesto, per tutti. I momenti sono diversi. Adesso c’è qualche giocatore anche diverso in campo e vediamo di fare una buona partita. L’Inter è una squadra fortissima, dal lavoro solido, ma noi vogliamo entrare forte in partita e raggiungere quello che vogliamo, che è vincere. Il campionato è andato come voi conoscete. L’Inter sta facendo bene, anche il Milan ha vinto il campionato pochi anni fa. Penso che una cosa è che il derby, queste grandi sfide, sono sempre diverse. La cosa più importante è focalizzarsi sulla partita di domani”.

Impresa tutt’altro che semplice per chi si trova alla vigilia dell’ennesima rivoluzione, in cui a cambiare sarà quasi certamente anche l’allenatore. E Conceicao lo sa bene (“Ora non sono la persona più felice del mondo per tutto quello che ho vissuto in questi mesi. In pochi momenti sono felice, in molti più deluso. Bisogna migliorare, ma non è facile per nessuno”), ma preferisce pensare soltanto al presente, fatto di problemi contingenti da risolvere.

Uno riguarda il morale di Gimenez, reduce dal pesante errore dal dischetto contro il Napoli (“Ci sono delle eccezioni, ma arrivare qui in Italia e incidere subito... Ci vuole un po’ di adattamento, è assolutamente normale. Noi vogliamo subito Santiago Gimenez che arriva e fa quattro o cinque gol, poi c’è stato un calo ed è normale. L’aiuto più grande che gli posso dare, e a me in Italia le prime partite mi davano della pippa ma poi ho segnato in finale, è lasciarlo tranquillo nel suo spazio”), oppure il solito tema legato a Leao, la cui incomprensibile panchina contro il Napoli ha lasciato parecchio perplessi: “Non è che io ho conosciuto Rafa in Supercoppa - ha ribattuto Conceicao -. Io conosco tanti giocatori, non è che lo conosco solo per la Supercoppa, perché lo conoscevo già dal Portogallo. Dopo c’è tutta un’evoluzione che lui deve avere. Se lui gioca è intermittente, se dopo lui entra e fa la differenza doveva giocare dall’inizio. Anch’io sono perplesso a volte, ma a livello di talento e qualità è uno dei migliori al mondo. Deve trovare la continuità per arrivare a fare 20 gol ogni stagione oltre agli assist, ma quella consistenza deve trovarla lui. Non mi chiedete perché gioca o non gioca, sono io a decidere in base a quello che vediamo tutti i giorni, mi pagano per questo”. E anche per non rendere la stagione un fallimento totale.