CARNAGO - Si riparte da dove avevamo interrotto, ovvero da un Milan alla disperata ricerca di punti per una rimonta che appare quasi impossibile, ma soprattutto dalle mille voci che circolano attorno all'ambiente rossonero, tra casting per il direttore sportivo e ipotesi più o meno credibili a proposito del nuovo allenatore. Con un pizzico di pepe rappresentato dall'assenza per tre settimane di Ibrahimovic a Milanello, con lo svedese che soltanto ieri è tornato a farsi vedere. Ma non certo per dare pacche sulle spalle a Conceicao in segno di fiducia:
"Lasciatemi dire una cosa - ha tagliato corto l'allenatore -: io devo lavorare, non ho questa debolezza di avere qualcuno che mi dia rassicurazioni. Non ne ho bisogno, dipendo dai risultati. Non sono un bambino che ha bisogno che il papà gli dica che mi vuole bene. So che ho due obiettivi: Coppa Italia e il quarto posto. Più la Supercoppa che abbiamo vinto. Certo, c'è la delusione in Champions League". E a proposito di Ibra, ha aggiunto, sorridendo:
"Lui non può giocare domani, è fuori. Con la dirigenza ci sentiamo tutti i giorni. Abbiamo lavorato in un ambiente sano, buono e con tanta fame. Devo parlare di quel che riguarda i giocatori e nient'altro".
Sa benissimo che senza quarto posto la sua avventura al Milan finirà a fine maggio, ma vuole crederci fino in fondo ("Altrimenti non sarei qua"), provando a vincere al Maradona per alimentare le speranze, anche se sa bene che la sfida sarà difficile:
"Affronteremo un Napoli di qualità, a immagine e somiglianza del suo allenatore. Con intensità, lucidità e con una punta che sa fare tanto bene la sponda e Raspadori che si mette dentro, McTominay pure. Lobotka che è il maestro del centrocampo. Sappiamo tutto a memoria, ci siamo preparati su questi principi e le loro qualità, ma guardando alle nostre qualità. Siamo pronti per una buona gara, mi piace sfidare i migliori e il Napoli è una delle migliori squadre d'Italia". Una sfida nella sfida è anche quella con Conte, loro che potevano trovarsi l'uno sulla panchina dell'altro, se le trattative tra Conceicao e il Napoli (prima nella stagione 2020/21, poi nell'estate 2023) non fossero saltate all'ultimo, e se in casa rossonera a giugno dello scorso anno avessero scelto Conte (libero) anziché inventarsi soluzioni esterofile di cui erano poco convinti (prima Lopetegui, poi Fonseca), con Ibra nel ruolo di grande manovratore e certo di bastare alla causa ("Ci serve un allenatore, non un manager. Con tutto il rispetto per lui, non è quello che cercavamo", disse nel pieno della sua grandeur).
Scelte fallimentari, come si è visto, ma che adesso fanno ritrovare di fronte Conte e Conceicao: "Ho sfidato Antonio da calciatore, ci siamo affrontati tante volte - ha detto il portoghese -. Vero, da allenatore è la prima volta. Partita difficile e importante per gli obiettivi che abbiamo, non dobbiamo nascondere i nostri obiettivi. E per quello è importante il risultato di domani. Abbiamo lavorato per vincere, conoscendo le qualità dell'avversario. Con Antonio abbiamo la stessa passione del mestiere. Penso che al di là della passione che abbiamo del calcio, viviamo la vita in modo intenso. Ognuno ha le sue caratteristiche, io sono diverso da lui".
Ma con un destino forse in comune, quello di non avere la certezza di restare sulla stessa panchina anche il prossimo anno. Per scelta propria o della società, questo lo scopriremo tra un paio di mesi.