MILANO - Tra i primi suoi clienti c’era Achille Lauro ancora in rampa in lancio, ma anche Vittorio Sgarbi per registrare la sue spiegazioni delle opere d’arte. Giovanni aveva realizzato a 32 anni il sogno di una vita: aprire nel capoluogo regionale lombardo uno studio di registrazione dove esercitare le abilità di tecnico del suono e vivere della sua passione.
Era il 2017, le cose filavano bene. Poi è arrivato il Covid, l’attività è stata travolta dalle chiusure, e si è rivolto a persone che a un certo punto lo hanno costretto a vendere casa. Il tribunale milanese ha condannato per il reato di usura Manlio Parmeggiani (quattro anni di carcere), Jari Incollà (tre anni e mezzo) e Domenico Incollà (tre anni e mezzo) e a risarcire una provvisionale di 30.000 euro a lui e 5.000 all’associazione ‘SOS Italia Libera’ che lo ha strappato dagli abissi in cui era precipitato.
“Avevo preso lo studio in affitto a 1.800 euro al mese e speso un sacco di soldi per i macchinari, circa 150.000 euro. Stavo rientrando dall’investimento e avevo appena iniziato a guadagnare quando è arrivata la pandemia. Non incassando nulla, presto non sono stato più in grado di versare l’affitto ma non volevo rinunciare al mio sogno. Pensavo che le conseguenze del Covid sarebbero finite presto e invece...”. Invece Giovanni inizia ad annaspare finché un vicino di casa lo mette in contatto con Parmeggiani: “Manlio mi ha detto che non avrei dovuto preoccuparmi, che mi avrebbero prestato dei soldi e poi mi avrebbe portato in banca per avere un finanziamento da un broker che lui conosceva e che poi non ho mai visto. Mi ha fatto firmare un pre-contratto in cui sottoscrivevo che, se non gli avessi restituito i soldi, mi avrebbero portato via la casa”.
“Ho scoperto su internet l’esistenza dell’associazione ‘SOS Italia Libera’ di Paolo Bocedi ed è stato lui, assieme all’avvocato Massimiliano Lanci che mi ha assistito nelle indagini, a salvarmi la vita invitandomi a denunciare alla Guardia di Finanza. Grazie a loro la vendita della casa è stata bloccata. Poi sottolineo che i magistrati sono stati veramente bravi. Il mio appello a chi si trova nelle condizioni in cui ero è di denunciare”. Giovanni nel frattempo ha trovato un altro modo per far fiorire la sua passione. “Lo studio di registrazione l’ho fatto a casa mia. Produco solo musica mia, elettronica, e non faccio il produttore di altri. Le cose vanno bene”.
“Fate come lui - esorta Bocedi rivolgendosi a chi è in acque scure -. Denunciate, non abbiate paura. È importante sottolineare che Giovanni riavrà i soldi, il Tribunale ha confiscato 30.000 euro di beni agli imputati”. Insomma, ora tocca agli usurai pagare.