WASHINGTON - Una corte d’appello federale ha confermato il verdetto che ha ritenuto Donald Trump responsabile di aver abusato sessualmente della giornalista E. Jean Carroll, ordinandogli di pagare alla donna cinque milioni di dollari di danni.
La decisione ha stabilito che il team legale del presidente eletto non è riuscito a dimostrare errori giudiziari tali da giustificare un nuovo processo o l’annullamento della sentenza.
Carroll, oggi settantanovenne, aveva accusato Trump di averla violentata nel 1996, nel camerino del grande magazzino Bergdorf Goodman. Durante il processo, ha raccontato come il magnate l’avesse avvicinata durante una festa, chiedendole un consiglio per un regalo, per poi abusare di lei.
“È stata una sensazione orribile. Ha messo la mano dentro di me e girato il dito”, ha dichiarato Carroll, visibilmente provata. La giornalista ha raccontato l’impatto psicologico devastante dell’abuso, dichiarando di non essere mai più riuscita ad avere una relazione amorosa e di portare ancora il peso di quella terribile esperienza.
Ha spiegato di non aver denunciato prima per vergogna e senso di colpa e ha dovuto affrontare anche critiche per non aver gridato durante l’aggressione. “Ero pietrificata dalla paura”, ha spiegato in aula.
Trump, durante le sue dichiarazioni a riguardo, si è contraddetto più volte, prima affermando che Carroll “non era il suo tipo”, confondendola poi con la sua ex moglie Marla Maples. Il presidente eletto ha inoltre dovuto confermare il contenuto di un famigerato audio in cui dichiarava che “una star come lui” poteva baciare o toccare impunemente le donne, letteralmente “afferrarle per la vagina”.
La giuria, pur non avendo riconosciuto lo stupro, ha confermato l’aggressione sessuale compiuta dal presidente eletto.