PERTH – L’eccentrico miliardario del Queensland, Clive Palmer, ha perso la causa intentata contro il governo del Western Australia, per la chiusura dei confini a causa della pandemia da coronavirus.

I legali di Palmer hanno sostenuto, presso l’Alta corte, che la chiusura dei confini era in violazione dell’articolo 92 della costituzione, che garantisce il libero spostamento da uno Stato australiano all’altro.

Il governo del Western Australia ha argomentato con successo che la serrata era giustificata, ragionevole e necessaria per arginare la diffusione dei contagi da Covid-19.

La Giudice capo, Susan Kiefel, ha deliberato, venerdì scorso, che la chiusura dei confini soddisfa i requisiti costituzionali, e ha ordinato a Palmer di pagare i costi processuali.

Palmer aveva deciso di adire alle vie legali a seguito del rifiuto di un’esenzione, lo scorso maggio, che gli avrebbe permesso di recarsi nel Western Australia.

Il governo federale, che si era schierato dalla parte di Palmer, si è ritirato quando il caso è stato esaminato dal tribunale federale che ha sostenuto la legittimità della chiusura dei confine ritenendola la maniera più efficace, per contenere i contagi: “La serrata è statala misura più adeguata e opportuna per ridurre i rischi di diffusione dei contagi da Covid-19, nel Western Australia”, ha dichiarato il giudice federale, Daryl Rangiah, nella sua decisione.

Il legale del Western Australia, Joshua Thomson, ha detto che il giudizio della Corte federale, era già sufficiente per far affondare la causa intentata da Palmer, che per il premier Mark McGowan, era dettato dall’enorme “egoismo”, del magnate minerario.

Il governo del Western Australia era coadiuvato dagli esecutivi del Victoria, South Australia, Queensland, Tasmania, e dei due territori, preoccupati di dover abdicare i propri poteri di controllo sui confini, mentre era ancora in corso l’emergenza pandemica.