CASERTA – Con le loro aziende, e per conto del clan guidato da Michele Zagaria, si sono accaparrati gli appalti dell’ospedale casertano, condizionandone la gestione.
Per cinque imprenditori collusi, condannati in appello a pene dai sette agli otto anni di reclusione, è così scattata la confisca di beni e disponibilità finanziarie per oltre 6,5 milioni di euro, eseguita dagli investigatori della Direzione investigativa antimafia di Napoli su ordine della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
I decreti sono stati notificati agli imprenditori casertani, attivi nel settore edile e tecnologico: Raffaele Donciglio di 53 anni, Vincenzo Cangiano di 38 anni, Orlando Cesarini di 74 anni, Domenico Ferraiuolo di 69 anni e Luigi Iannone di 43 anni. La confisca ha riguardato beni mobili e immobili, quote societarie e conti correnti.
L’indagine, che travolse l’ospedale di Caserta, che fu anche sciolto per infiltrazioni camorristiche, primo e unico caso in Italia, e la relativa inchiesta giudiziaria, aveva accertato la piena operatività del clan Zagaria nella struttura sanitaria, facendo emergere una rete di connivenze e collusioni con il mondo della pubblica amministrazione, della politica e dell’imprenditoria, che garantiva il controllo e la gestione, in regime di assoluto monopolio, degli appalti e degli affidamenti diretti di lavori all’interno dell’ospedale casertano.
I decreti di confisca riguardano quote societarie (imprese operanti nel settore edile e delle forniture sanitarie) e immobili aventi sede nella provincia di Caserta, nonché numerosi rapporti finanziari per un valore complessivo stimato in oltre 6,5 milioni di euro.