SANTA MARTA - L’omicidio del biologo italiano Alessandro Coatti, nei pressi di Santa Marta, in Colombia, ha riacceso i riflettori sulla crescente ondata di violenza che da anni attanaglia la Sierra Nevada.
La Sierra Nevada di Santa Marta, riserva della biosfera Unesco e meta turistica per la sua ricchezza naturale e archeologica, è da decenni teatro di conflitti legati al narcotraffico, alle estorsioni e alla lotta per il controllo del territorio.
Dal 2021, le Autodefensas Conquistadoras de la Sierra Nevada (Acsn) hanno preso piede nell’area, consolidando il potere attraverso la paura, gli omicidi e le sparizioni forzate. Si tratta di un gruppo armato nato dalla dissoluzione delle organizzazioni paramilitari colombiane.
Il corpo del ricercatore è stato ritrovato smembrato, in un macabro gesto già adottato in passato dalle Acsn per lanciare messaggi intimidatori alla popolazione e ai gruppi rivali in lotta per il controllo del territorio. Inedito, però, è il fatto che il cadavere sia stato abbandonato in un’area urbana anziché nelle zone rurali circostanti.
Alla tragica uccisione si aggiunge un altro episodio preoccupante: cinque lavoratori dell’hotel Ecohabs Bamboo, situato in Parque Tayrona, sono stati temporaneamente sequestrati da un gruppo di diciotto uomini armati e incappucciati. Le vittime sono state trasportate con il volto coperto fino a una destinazione ignota, per poi essere rilasciate il giorno successivo.
Secondo quanto dichiaro alla stampa dai responsabili dell’hotel, i sequestratori hanno esercitato pressioni psicologiche e minacciato di morte il proprietario, Augusto Rico, costringendolo a firmare documenti in bianco, in un apparente tentativo di espropriarlo del suo patrimonio.
Le autorità locali, tuttavia, minimizzano l’accaduto: il segretario alla Sicurezza di Santa Marta e la consigliera per la Pace, Jennifer del Toro, hanno affermato che, secondo le prime indagini del gruppo antisecuestros Gauls, non si tratterebbe tecnicamente di un sequestro.
Entrambi i fatti avvengono in un contesto già teso, segnato dalla sospensione ufficiale dei dialoghi di pace da parte delle Acsn, annunciata lo scorso 4 aprile.
Il gruppo armato, che si definisce una struttura politico-militare al servizio delle comunità locali per la protezione dell’ecosistema, ha giustificato la rottura del dialogo con il governo Petro, come risposta a un’operazione militare dell’esercito contro uno dei suoi accampamenti.
Il processo di pace con le Acsn era iniziato nel 2023 con un cessate il fuoco. Ad agosto 2024 il governo aveva annunciato l’apertura di un “spazio di conversazione socio-giuridico”. Tuttavia, i negoziati non sono mai andati oltre la fase preliminare e ora sembrano definitivamente compromessi.