MELBOURNE - Un’energia contagiosa quella che trasmette Nina Zepcan, una laurea triennale in Lettere, con il doppio major in Antropologia e Linguistica e un diploma in Lingue, con specializzazione in Italiano.
Laureatasi presso l’Università di Melbourne lo scorso luglio, Nina non ha perso tempo e ha fatto domanda - e ottenuto - un posto per un progetto di ricerca incentrato sull’Intelligenza Artificiale e su come questa nuova rivoluzionaria tecnologia influenzi la competenza linguistica e la comunicazione interpersonale.
“In particolare - ha spiegato - sto lavorando sulla ‘voice recognition’ con l’alfabeto fonetico, per sviluppare una chatbot da utilizzare nell’ambito dell’aviazione, che supporti i piloti nella comunicazione con i propri superiori. Per il momento ci stiamo concentrando sulla lingua inglese, ma non è escluso che in futuro si possa ampliare ad altre lingue”.
Sebbene questa brillante ragazza non abbia origini italiane, il suo amore per la lingua l’ha portata a costruire nel tempo una competenza straordinaria, riconosciuta anche dagli ottimi risultati mentre frequentava le scuole superiori e dal riconoscimento ottenuto lo scorso anno della Società Dante Alighieri di Melbourne.
“Per me è stato un momento molto importante che ho voluto festeggiare con tutta la mia famiglia, presente alla cerimonia di consegna del premio. È venuta anche mia nonna, che mi ha sempre sostenuta in questo percorso”, ha raccontato Nina. La famiglia Zepcan ha origini croate; i genitori di Nina sono arrivati in Australia nel 1990, poco prima dello smembramento dell’ex Jugoslavia e in casa parlano solo lingue slave: il croato, ma anche il serbo e il bosniaco.
Essendo i miei genitori migrati da adulti, hanno dovuto imparare la lingua quando sono arrivati in Australia. “In famiglia abbiamo sviluppato un linguaggio tutto nostro fatto di parole croate che si mescolano all’inglese. In casa, però, sono l’unica che parla italiano; forse avevo bisogno di qualcosa che mi differenziasse, visto che siamo in quattro fratelli”, ha spiegato ridendo.
La sua storia con l’italiano si intreccia alle superiori, quando si iscrive al programma CLIL immersivo del Gladstone Park Secondary College, dove ha seguito le lezioni di storia e geografia che, come ha detto, “mi hanno dato una base lessicale per continuare poi nello studio della lingua italiana, che per me è sempre stato un codice da decifrare”.
L’approccio alle materie in una lingua straniera ha permesso a Zepcan di applicare dei metodi di studio a cui altrimenti non sarebbe ricorsa: “Ricordo ancora il ciclo dell’acqua che ho studiato quando avevo 14 anni, perché prima abbiamo visualizzato il processo attraverso le immagini, poi spiegate in inglese e infine tradotto la spiegazione in italiano”.
Negli anni, con la pratica e la padronanza della lingua il passaggio tra le due lingue non è stato più necessario, ma il metodo acquisito è rimasto con lei. “Senza contare - ha aggiunto - che approfondire la grammatica italiana mi ha permesso di capire meglio anche quella inglese”.
Attraverso l’italiano, Nina è riuscita a esprimere il suo lato creativo e a “esplorare la [sua] identità da un’altra prospettiva”, ha confessato. Con gratitudine per i professori che l’hanno accompagnata durante il suo percorso, ha ricordato di quando ha letto il Canto V dell’Inferno di Dante, dove si racconta della bufera infernale incessante a cui sono esposti i lussuriosi.
“In quell’occasione ho pensato di scrivere la mia analisi del testo come se fossi stata una giornalista meteo e gli insegnanti mi hanno sempre lasciato libera di esprimermi”. Dare spazio alla propria fantasia è stato per Nina anche un ottimo modo per memorizzare gli argomenti, grazie all’aggiunta del pensiero laterale offerto dallo sforzo di creatività.
Lo scambio fatto a Reggio Emilia quando era in Anno 10 è stato l’occasione per conoscere l’Italia e la sua cultura mettendosi contemporaneamente alla prova con la lingua. Un’esperienza che l’ha convinta a perseguire i suoi studi e che l’ha convinta a valutare di trasferirsi nel Bel Paese almeno per un periodo nel futuro.
“Ogni volta che sono in vacanza lì mi sento a casa, per cui vorrei darmi l’opportunità di vivere in Italia, anche perché non voglio perdere la capacità di parlare e scrivere”. Nina Zepcan è un’ambasciatrice delle lingue, convinta che aiutino a “metterti in contatto con un diverso flusso di coscienza, che a sua volta ti lega a quella cultura, nel [suo] caso a quella italiana.
C’è qualcosa di molto potente nell’idea di potersi connettere con altre persone”. Un concetto che assume un significato ancora più rilevante se inserito nel contesto australiano, come ha fatto notare, data la distanza e l’isolamento geografico.
“All’università la classe di italiano è di gran lunga quella dove si fanno più connessioni e amicizie, dove tutti sono socievoli, dove ci si conosce tutti - ha esemplificato -. Sono persone aperte, disposte a condividere. Ho stretto grandi amicizie all’interno del corso; con le mie amiche ci scambiamo messaggi in italiano e abbiamo creato una playlist collaborativa, dove ognuno aggiunge le canzoni italiane che ama”.
La continua crescita personale e il valore della conoscenza sono sicuramente alcuni dei pilastri su cui Nina Zepcan sta costruendo la sua vita.
“A tutti gli studenti di italiano dico di non mollare, di imparare dagli errori perché, alla fine, la crescita non arriva dal voto. La cosa più importante è invece il processo che si fa attraverso l’apprendimento. Studiare una seconda lingua è un tipo di conoscenza che resta con te per tutta la vita”.