MELBOURNE - Ogni anno un limitato gruppo di studenti particolarmente talentuosi, che raggiungono risultati eccezionali nelle materie scelte per il VCE, ricevono una lettera dal governo del Victoria in cui gli si comunica che gli è stato riconosciuto il prestigioso ‘Premier’s VCE Award’.
Quest’anno la cerimonia si è svolta lo scorso 27 luglio al Melbourne Exhibition Centre, alla presenza di oltre 1000 ospiti e, tra i 300 ragazzi presenti che si sono distinti in 88 diverse materie, 22 erano studenti di una lingua straniera presso la VSL – Victoria School of Languages. Uno di loro, Joshua Walker, ha ricevuto il riconoscimento per i risultati ottenuti al VCE in italiano.
Quando ha iniziato la scuola superiore, Joshua ha dovuto scegliere due lingue – una europea e una asiatica –; così, ha optato per il francese e il cinese, ma, rendendosi conto di essere piuttosto bravo, ha pensato di aggiungere l’italiano, lingua a lui cara per via delle origini calabresi dei suoi nonni.
“Poiché la mia scuola non offriva l’italiano, ho dovuto cercare un istituto esterno dove frequentare dei corsi e ho trovato questa piccola realtà a Airport West, dove la fondatrice e insegnante, Giusi Galbo, mi insegnava la lingua parlandomi solo in italiano. È stato un impatto duro, ma mi ha molto aiutato.
Qualche anno dopo, mi ha consigliato di seguire i corsi del VSL, per poter sostenere l’esame VCE”, spiega lo studente.
E la scelta si è rivelata vincente, visto che Joshua ha ottenuto il secondo voto più alto di tutto lo Stato del Victoria, con 49/50, avendo l’onore di salire su un palco per ritirare il riconoscimento consegnato dal ministro per l’Educazione Natalie Hutchins.
Un traguardo che l’ha reso “molto orgoglioso”, regalando grande felicità anche alla nonna.
“Sto cercando di contattare una mia bravissima insegnante del VSL, Rosa Vitelli, che un giorno mi ha detto che, se avessi continuato così, avrei vinto il ‘Premier’s VCE Award’. Vorrei farle sapere che aveva ragione”, racconta sorridendo.
Nel tempo, lo studente ha coltivato la lingua in tanti modi diversi e negli ultimi tempi, per esercitarsi nella conversazione, è ricorso a un’applicazione che gli permette di parlare con suoi coetanei italiani, perché, secondo lui, tutto parte dalla parola.
Per il momento, Joshua ha accantonato lo studio formale dell’italiano perché la RMIT, l’università che sta frequentando, non lo offre come opzione, ma dal prossimo anno spera che le cose possano cambiare.
Mentre sogna di tornare in Italia, magari per un corso o per un’esperienza di lavoro, mette a disposizione dei più piccoli le sue competenze, in quella stessa scuola di lingua dove tutto è cominciato.