DAKAR – La decisione del presidente Macky Sall di rinviare le elezioni dal 25 febbraio al 15 dicembre sta facendo precipitare il Senegal in una delle peggiori crisi dal 1960, l'anno in cui conquistò la sua indipendenza dalla Francia.

Sono già tre i morti, tutti giovani, vittime della repressione della polizia contro le manifestazioni che stanno dilagando ovunque. Proteste sempre più violente in un Paese considerato per decenni un modello, un'oasi di stabilità nell'Africa occidentale.

E in effetti, sino a oggi, ha vissuto una lunga stagione politica caratterizzata da una solida democrazia parlamentare, con diversi cambi di governo, senza mai alcun colpo di stato. L'unico Paese che può vantare questo primato in una una regione notoriamente tormentata da frequenti colpi di stato ad opera di milizie.

Ora però, dopo questo scoppio di violenze, molti osservatori vedono il rischio di un golpe da parte dei militari. Il primo studente è stato ucciso venerdì a Saint-Louis, nel nord del Senegal, il giorno dopo un altro ragazzo nella capitale a Dakar.   

Infine domenica un diciannovenne è stato colpito alla testa da un proiettile durante alcuni scontri, nel sud del Paese, a Ziguinchor.

Una situazione di grande incertezza, potenzialmente esplosiva, che allarma moltissimo sia gli Stati Uniti, sia l'Unione europea che all'unisono chiedono a Sall di fare marcia indietro prima possibile.

“Siamo addolorati – scrive su X l'ambasciata statunitense a Dakar – nell'apprendere che alcune persone hanno perso la vita durante le manifestazioni in Senegal e porgiamo le nostre condoglianze alle loro famiglie e ai loro amici. Esortiamo tutte le parti ad agire in modo pacifico e misurato e continuiamo a chiedere al Presidente Sall di ristabilire il calendario elettorale, ripristinare la fiducia e calmare la situazione”.

Ancora più dure le parole di Nabila Massrali, portavoce della Commissione europea, secondo cui il rinvio del voto previsto tra due settimane “offusca la lunga tradizione di democrazia” del Paese. “L'Ue è molto preoccupata per il rinvio del voto presidenziale. Questo rinvio offusca la lunga tradizione democratica del Senegal e apre un periodo di grande incertezza”, ha affermato, invitando le autorità “a garantire le libertà fondamentali” nel Paese di fronte ai tre uccisi nei disordini.

Anche 116 intellettuali e docenti o esperti senegalesi di alto livello hanno co-firmato un testo molto duro nei confronti del rinvio delle elezioni presidenziali deciso dal presidente Sall e “confermato da un volto parlamentare dal quale”, sottolineano, “sono stati esclusi esponenti dell'opposizione”.