ZAGABRIA – L’assemblea municipale di Zagabria ha adottato una decisione che vieta l’utilizzo dei simboli ustascia durante concerti, manifestazioni e altri eventi pubblici che si svolgono in strutture gestite dal Comune. La decisione arriva in un clima di continue tensioni ideologiche, esplose quest’estate dopo che il cantante folk-rock di estrema destra Marko Perković Thompson ha tenuto a Zagabria un concerto davanti a circa mezzo milione di persone, e caratterizzato dalla lenta ma costante ‘normalizzazione’ dell’uso pubblico di simboli, canti e saluti di carattere filo-fascista.
A questa decisione la maggioranza di sinistra, composta dai verdi del partito Možemo! (Possiamo!), in coalizione con i socialdemocratici, è stata spinta dopo che il cantante ha chiesto di tenere un concerto il 28 dicembre nell’Arena di Zagabria, struttura gestita dal Comune.
Un primo concerto, previsto per il giorno precedente, era stato autorizzato già a marzo, e - dati i contratti già firmati - dovrebbe comunque svolgersi. Il sindaco Tomislav Tomašević ha però deciso di impedire ulteriori manifestazioni di carattere ultranazionalista, con elementi e simboli al limite della costituzionalità.
“Questa è una decisione politica che regola l’utilizzo degli spazi gestiti da società e istituzioni di proprietà comunale, introducendo norme in linea con la Costituzione su ciò che è e non è consentito”, ha spiegato Tomašević. “Eventuali permessi per futuri concerti di Thompson dipenderanno da come si svolgerà quello del 27 dicembre”, ha sottolineato. La decisione cita anche un verdetto della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha stabilito che l’uso pubblico del saluto “Per la patria, pronti” non è protetto dalla libertà di espressione, essendo indubbiamente legato al regime degli ustascia croati.
A luglio all’ippodromo di Zagabria, Thompson si era esibito con le sue canzoni patriottiche che celebrano eventi della Guerra per l’Indipendenza della Croazia, combattuta dal 1991 al 1995 contro i separatisti serbi e il regime di Belgrado di Slobodan Milošević. Tra i suoi brani più famosi alcuni evocano anche il regime filonazista degli ustascia croati al potere durante la Seconda guerra mondiale, con l’appoggio di Hitler e Mussolini.
Il brano più controverso, “Bojna Čavoglave”, inizia con il grido “Za dom!” (Per la Patria!), al quale il mezzo milione di spettatori, tra i quali anche molti personaggi della vita politica e alcuni ministri, aveva risposto in coro “Spremni!” (Pronti!), versione croata del ‘Sieg Heil’ nazista, usata come saluto ufficiale degli ustascia, colpevoli di eccidi di massa e dello sterminio di almeno 100mila tra serbi, ebrei e rom.
Le opposizioni di centrodestra e di destra hanno criticato il sindaco accusandolo di limitare le espressioni del patriottismo croato, insistendo sull’interpretazione - adottata anche dal governo del premier conservatore Andrej Plenković - secondo la quale il saluto “Per la Patria, pronti” ha una seconda connotazione positiva, legata alle milizie paramilitari croate che nel 1991 parteciparono alla difesa del Paese, poi integrate nelle file dell’esercito regolare.