LA PAZ – Manifestazioni pro e contro il governo in varie città della Bolivia, poi sfociate in violenti scontri a La Paz, Cochabamba e Santa Cruz, dove ci sono stati almeno 30 feriti. La situazione si è surriscaldata dopo la vittoria di Evo Morales (nella foto) alle presidenziali.
Le proteste coinvolgono da una parte i militanti del Movimento governativo per il socialismo (Mas), i minatori e i membri delle organizzazioni sindacali, mentre dall’altra ci sono i comitati civici, aderenti ai partiti d’opposizione e formazioni paramilitari antigovernative.
Nella capitale, La Paz, dove gli oppositori hanno bloccato numerose strade, si è svolto un “cabildo” (assemblea popolare, ndr) in cui il candidato di centro, l’ex presidente Carlos Mesa, ha chiesto lo svolgimento di un ballottaggio, respingendo anche le accuse di incitazione alla violenza. “Sono qui – ha detto Mesa –. Non ho paura. O vado in carcere o divento presidente”.
Intervenendo in serata in una grande manifestazione a El Alto, vicino alla capitale, Morales ha detto: “Ci stiamo mobilitando per difendere la democrazia e il processo di cambiamento”.
Per il governo la violenza ha come sfondo un tentativo di colpo di Stato contro Morales, al potere dal 2006, che, secondo un controverso conteggio, ha vinto le elezioni al primo turno ottenendo il 47,08% dei voti.
Secondo quanto riferito dal Tribunale supremo cileno, Mesa ha ottenuto il 36,5%. Tra i due c’è stato uno scarto superiore al 10%, tale da non richiedere il ballottaggio. Mesa ha però respinto l’esito dello scrutinio definendolo “il risultato di una frode e violazione della volontà popolare”. Da qui la richiesta ai suoi sostenitori di continuare con le proteste di strada.