Ha da sempre goduto dell’inestimabile privilegio d’esser figlia di migranti, fronteggiando al contempo le ombre che irrimediabilmente trascina a sé. Cresciuta in una famiglia di vizzinesi, Vita Catalano ha dedicato i suoi giorni e la sua carriera professionale a riconoscere il bullismo, a contrastarlo, a difendere i più fragili, con il solo impeto della sua penna e la vigoria di una videocamera. Ha alle spalle il successo del cortometraggio Story of Jack e La Maestra, la sua inestimabile esperienza come volontaria e ambasciatrice presso l’organizzazione australiana di sostegno alla salute mentale, Beyond Blue, nonché le sue radici, le strade che ha percorso e ripercorso.

“Mia nonna ci ha sempre protetti, mi chiedeva di sedermi accanto a lei per ascoltarla mentre raccontava storie in dialetto siciliano – ha raccontato la sceneggiatrice e produttrice –; da bambina amavo disegnare, recitare, ma poi ho deciso di voler stare dietro la videocamera e ho iniziato a scrivere, senza stancarmi mai”.

E infatti, nel corso del 2017, avvolta dalle lenzuola in un letto d’ospedale, mentre al braccio destro gravava l’affanno di una flebo durante i suoi giorni di lotta contro un cancro, con la sola forza della sua mano sinistra ha dato alla luce la storia di Jack e l’impatto devastante del bullismo sulla sua vita, appuntando la sceneggiatura su alcuni piccoli pezzi di carta. Due anni più tardi, dopo aver vinto la sua sfida più importante, ha pubblicato la sceneggiatura de La Maestra, un’opera semi-biografica che segue il percorso di Marcella Merlo nel suo viaggio in Italia, nel piccolo paese d’origine di sua madre: “Mi sono ispirata alla mia personale storia di figlia di migranti – ha continuato –; quando sono stata in Italia, è stato come aver ritrovato la mia strada. Ogni volta che camminavo, scoprivo di aver camminato sugli stessi ciottoli che i miei genitori avevano calpestato prima di me. Ero finalmente a casa, e mi sentivo più accettata lì di quanto non lo fossi mai stata da bambina in Australia”.

Durante gli anni delle scuole elementari, infatti, Vita Catalano ricorda di esser stata lei stessa vittima di bullismo; la cattiveria ingiustificata di una maestra le ha cambiato la vita e ha tracciato anzitempo il suo cammino professionale.

“Provava un odio incondizionato verso i migranti, vietava soltanto a noi, ‘non australiani’, di andare in bagno – ha raccontato la sceneggiatrice –. Ogni giorno quindi mi ritrovavo costretta a bagnare la sedia. Provai a raccontarlo ai miei genitori, ma non hanno mai voluto, o forse potuto, crederci; erano già sconvolti dai sacrifici a cui erano costretti a Melbourne, di fronte alle incertezze della nuova casa e della nuova lingua. Cominciai quindi a nascondere un paio di mutandine pulite di ricambio nella mia borsa del pranzo. Mia nonna mi proteggeva come sempre, lavando di nascosto quelle imbrattate”.

Fin da piccolissima, Vita Catalano ha pensato di aver commesso errori, “come se l’essere italiana fosse automaticamente sbagliato”, l’impegno a Beyond Blue e nella cinematografia “ha reso il confronto con il dolore più semplice”.

Vita Catalano in braccio a sua madre, a fianco suo padre Agostino e la nonna Vita, in basso la sorella Angela

“Solo qualche anno fa, ho scoperto che anche mia mamma è stata vittima di bullismo, durante i suoi anni da operaia in una fabbrica tessile nei dintorni di Brunswick – ha continuato Catalano –. Un gruppo di colleghe le impose di rubare il cotone alla fine di ogni giornata, lei si rifiutò categoricamente. Da allora, fu vittima di continui insulti e minacce da parte di decine di donne, piangeva dalla sua postazione, scappava alla fermata dell’autobus al termine del suo turno di lavoro. A casa, invece, l’aspettava mio padre – loro si sono sposati per procura – che invece ha sofferto la costrizione della sua nuova professione da idraulico, mentre in Italia era un creativo, batterista in una band, mentre io scoprivo le criticità dell’essere italo-australiana. L’organizzazione Beyond Blue mi è servita anche per perdonare la distanza emotiva dei miei genitori”.

Oggi, Vita Catalano ritorna al pubblico con una nuova sceneggiatura, Disgrazia Mia. Questa volta segue le orme di Daniele mentre scopre l’amore  di Gregorio e affronta le ingiustificate difficoltà poste dal suo essere omosessuale, di fronte a una famiglia tradizionalista e una società italiana conservatrice.

“È una storia che mi spezza il cuore, perché ho vissuto tali criticità attraverso lo sguardo e i racconti di alcuni miei studenti – ha continuato la sceneggiatrice, che vanta nel suo percorso professionale anche l’esperienza da insegnante –. Un bambino di nove anni mi ha detto una volta, ‘Voglio essere normale, come tutti gli altri’. Ho capito di dover continuare a battermi contro il bullismo, a scrivere per me, ma soprattutto per tutti loro”.