Si è tenuto lo scorso 22 agosto, presso il Campbelltown City Council, il terzo seminario della serie ‘Rompi Il Silenzio – No alla violenza’, un’iniziativa di Australia Donna volta a contrastare la violenza domestica e creare consapevolezza all’interno della comunità CALD (Culturally and Linguistically Diverse), in particolare quella italiana.
A questo terzo incontro sono intervenute Ruth Speers di Cedar Health Service, Ada Scalzi, sergente in pensione di SA Police, Ella LoPresti, impegnata come assistente sociale e infine Rinaldo Minnitti, psicologo. Tra gli altri ospiti speciali, invece, anche rappresentanti di Women’s Safety Service ed Helena Kyriazopoulos.
L’ultimo seminario ha evidenziato temi molto importanti e delicati, come gli aspetti legali che una donna deve affrontare quando decide di lasciare o rimanere in una situazione caratterizzata da violenza domestica, le implicazioni legali del lasciare la propria casa, le considerazioni finanziarie necessarie, la gestione della custodia dei figli, a chi rivolgersi per ottenere sostegno e aiuto e quanto la decisione impatterà su di lei e sui figli. Si è anche parlato dell’aumento del rischio, per la donna e i figli, se decide di restare nella casa coniugale dove si è vittime di violenza.
Ciascuno dei vari relatori ha parlato delle proprie aree di competenza, della salute mentale, degli aspetti legali, di quanto l’abuso di alcol e droghe contribuisca all’aumento degli episodi di violenza, per poi terminare l’incontro con una sessione di danzaterapia, che ha permesso alle partecipanti di liberarsi e lasciare andare le emozioni della giornata.
Tra gli aspetti interessanti di questo seminario, la presenza di due studentesse del Mt Carmel College, accompagnate dalla loro insegnante di italiano Elena Moffa, che hanno partecipato per saperne di più sul fenomeno preoccupante del silenzio della violenza domestica all’interno di alcune comunità italiane che fingono non ci sia.
La domanda cruciale che ogni volta emerge è: “Perché la violenza domestica è un argomento di cui non si parla apertamente?”.
L’auspicio di Australia Donna è che tutte le donne, più e meno giovani che hanno partecipato ai seminari, saranno d’ora in poi non solo maggiormente informate, ma bensì maggiormente disposte a contrastare la violenza domestica all’interno della comunità italiana. L’iniziativa è anche in risposta all’appello federale che si pone l’obiettivo di sradicare la violenza domestica nel prossimo decennio.
Australia Donna ha voluto ringraziare la sindaca di Campbelltown Jill Whittaker e tutto il Consiglio comunale per aver ospitato le giornate, annunciando che l’iniziativa ha ricevuto il riconoscimento dell’Office for Women – Domestic and Family Violence SA, di MCCSA, del Women’s Safety Service e di Cedar Health.
Un ringraziamento anche alle tante donne che hanno partecipato, per il sostegno e il coraggio dimostrati, soprattutto di quelle donne che hanno condiviso le loro storie, dopo aver sofferto in silenzio per molto tempo.
“Il piccolo cambiamento che abbiamo apportato attraverso i nostri workshop ci dà la speranza che la consapevolezza del costo per le famiglie nelle situazioni di violenza domestica non rimanga più qualcosa che ignoriamo o di cui non parliamo”, queste le parole di Australia Donna.
Con maggiore conoscenza delle conseguenze fisiche, emotive e mentali che la violenza domestica provoca, la speranza è che, d’ora in poi, all’interno della comunità italiana si inizi a reagire, non solo denunciando se si è vittime di violenza domestica, ma anche se si è a conoscenza di situazioni di violenza domestica al di fuori delle nostre famiglie.