La scuola non è o non dovrebbe essere un luogo in cui acquisire nozioni, ma un laboratorio dell’apprendimento che conceda ai ragazzi gli strumenti con cui leggere e interpretare il mondo per imparare ad affrontarlo. È un tempo inedito per tutti, quello che ci ha improvvisamente travolti, in cui le priorità sono cambiate, e l’aspetto determinante, che è adesso al centro della scuola italiana, è l’importanza di mantenere bambini e ragazzi impegnati nel processo educativo senza ansia da performance.
“È un momento storico senza precedenti quello che stiamo affrontando; noi insegnanti abbiamo provato a organizzarci come potevamo, cercando il contatto con i nostri alunni nel modo più semplice possibile”, ha spiegato Rosanna Ambruoso, docente di Economia aziendale presso l’Istituto Superiore Tecnico Economico ‘Eugenio Montale’ di Tradate, in provincia di Varese.
La Lombardia, prima di ogni altra Regione d’Italia, aveva precorso i tempi e lo scorso 21 febbraio aveva chiuso le scuole e dato il via alla didattica a distanza: gli insegnanti fanno lezione da casa, usando strumenti digitali che già conoscevano o esplorandone di nuovi, e gli studenti sono tenuti alla frequenza, collegandosi online.
“Ci siamo immediatamente resi conto che c’era bisogno anche solo di un minimo di contatto diretto con gli studenti, quindi abbiamo attivato Skype fin da subito. Il ministero dell’Istruzione ha poi messo a disposizione delle piattaforme digitali che di solito sono a pagamento, come G Suite di Google, che ci permette di fare videoconferenze, organizzare le classi, assegnare e ricevere lavori. È diventato tutto abbastanza funzionale e ci siamo facilmente adattati - ha raccontato Ambruoso -. Mentre in classe c’è un contatto diretto con gli alunni ed è possibile utilizzare strumenti come la lavagna o mostrare documenti cartacei, con le lezioni a distanza è necessaria una preparazione diversa di materiale digitale da mostrare con la condivisione del desktop. In questo, il ministero dell’Istruzione ha lavorato molto bene, perché abbiamo potuto frequentare decine di seminari online, organizzati da associazioni come TuttoScuola o Campus, per poterci organizzare al meglio”.
Oggi, più che mai, i ragazzi stanno approcciandosi alla ‘scienza della vita’, qualcosa che difficilmente si impara all’interno delle aule. Niente angosce, dunque, se la connessione internet è lenta o se in casa non c’è una stampante: “Credo che adesso i ragazzi abbiano davvero capito quanto sia importante la scuola e la sua quotidianità. Noi insegnanti abbiamo cercato di rimandarli alla normalità strutturando anche un orario ben preciso delle lezioni da seguire - ha continuato la docente -. Sono certa che quest’esperienza migliorerà la scuola. Anche noi siamo cresciuti insieme agli studenti, apprendendo strumenti che prima ignoravamo. Preparare un test online, adesso, ci richiede un’ora ma in questo modo i ragazzi hanno una risposta immediata e noi insegnanti abbiamo addirittura dei grafici statistici che ci indicano gli errori o le risposte corrette comuni tra gli studenti. Rivedendo i report, è più facile anche per noi comprendere su cosa sia meglio puntualizzare durante una spiegazione. Ritornare ai metodi scolastici precedenti sarebbe un peccato, è necessario trarre vantaggio dalle attuali difficoltà. La scuola, come luogo d’incontro, resta comunque fondamentale per i sorrisi e per i rapporti umani che regala”.