VENEZIA - Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, è indagato nell'ambito dell'indagine che ha portato oggi all'arresto, tra gli altri, dell'assessore comunale alla Mobilità, Renato Boraso. 

Oltre a Brugnaro, sono indagati anche il capo di Gabinetto del sindaco e direttore generale del Comune, Morris Ceron, il vicecapo di Gabinetto, Derek Donadini. La vicenda che li coinvolge riguarderebbe le trattative di vendita all'imprenditore Chiat Kwong Ching, di Singapore, dell'area dei ‘Pili’, che si affaccia sulla laguna di Venezia. Gli accertamenti riguardano il blind trust che gestisce il patrimonio di Brugnaro. 

L'abitazione di Boraso è stata sottoposta a perquisizione, e in totale nell'inchiesta sono coinvolte diciotto persone, a vario titolo, e le misure cautelari eseguite sarebbero una decina.   

Secondo quanto riferito dal procuratore capo Bruno Cherchi, dopo la segnalazione le indagini sono scattate nel 2022, mentre l'attività delittuosa sarebbe proseguita fino ad oggi nonostante Boraso fosse venuto a conoscenza degli accertamenti in corso. 

“Abbiamo iniziato con le intercettazioni per poi passare ai riscontri documentali grazie all'attività della Guardia di finanza, alla quale è stata affidata l'indagine. Stamane con ordinanza del Gip abbiamo dato il via alle misure cautelari e alle perquisizioni in abitazioni ed uffici perché eravamo a conoscenza, attraverso le intercettazioni, che Boraso stava distruggendo i documenti”, ha detto Cherchi. 

Il capo della Procura lagunare ha poi specificato che Boraso “si era messo a disposizione, da assessore ma con le sue svariate società, per attività che nulla avevano a che fare con la pubblica amministrazione, facendosi pagare con fatture per prestazioni inesistenti in modo ripetuto, interveniva su appalti e servizi e modificando piani comunali a favore di diversi imprenditori, che poi lo pagavano”. 

Nel corso dell'operazione sono stati impegnati 200 militari della Gdf e sono stati sequestrati preventivamente e per equivalente oltre 2 milioni di euro alle società di Boraso e alle imprese coinvolte. 

L'area dei Pili è una zona di laguna fortemente inquinata dalle lavorazioni di Marghera che fu acquistata da Brugnaro, all'epoca non ancora in politica, nel 2006, per circa cinque milioni di euro. Fu il solo partecipante all'asta del Demanio. Successivamente però, con Brugnaro già sindaco, la zona è tornata al centro dell'attenzione perché individuata nel nuovo Piano comunale urbano di Mobilità Sostenibile come potenziale insediamento di un terminal intermodale e del nuovo palazzetto dello sport, progetti che ne hanno aumentato esponenzialmente il valore. 

La società è ora controllata da ‘Porta di Venezia’, che fa sempre capo a Brugnaro, ma che, assieme a tutte le altre aziende e partecipazioni del sindaco, è in mano dal 2017 ad un blind trust di diritto newyorkese cui l'imprenditore ha trasferito il patrimonio, una volta eletto a Ca' Farsetti. Proprio sui meccanismi del blind trust starebbe indagando adesso la Guardia di Finanza. È questo, inoltre, il capitolo sul quale in questi anni hanno insistito le oppoizioni in Comune per accusare Brugnaro di un conflitto d'interessi, per il doppio ruolo di imprenditore e sindaco. A questo filone ha dedicato recentemente una puntata anche la trasmissione di Rai3 ‘Report’, parlando di una trattativa, poi sfumata, di Brugnaro con l'imprenditore Chiat Kwong Ching, di Singapore, per la vendita dei ‘Pili’.