PALERMO - La gestione degli appalti nella sanità siciliana sarebbe stata controllata da un vero e proprio comitato d’affari criminale, composto da dirigenti pubblici, lobbisti, imprenditori di rilevanza nazionale e collaboratori legati da rapporti di contiguità con esponenti politici di primo piano.
È quanto emerge da un’indagine della Procura di Palermo, che ha portato all’emissione di misure cautelari nei confronti di dieci indagati, accusati a vario titolo di corruzione, turbativa d’asta, falsi documentali e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Nel provvedimento, i magistrati descrivono una sanità regionale “affetta da una corruzione sistemica”, con gare pubbliche pilotate per un valore complessivo di circa 130 milioni di euro. L’inchiesta rappresenta un nuovo capitolo dell’indagine “Sorella Sanità”, condotta dai pm coordinati dal procuratore Maurizio de Lucia e portata avanti dalla Guardia di Finanza del comando provinciale di Palermo.
Secondo gli inquirenti, i pubblici funzionari coinvolti avrebbero fornito in anticipo documentazione riservata sulle gare d’appalto agli imprenditori di riferimento, costruito capitolati su misura, e perfino annullato bandi non graditi alle imprese amiche. In alcuni casi, avrebbero manipolato la composizione delle commissioni di gara, inserendo membri considerati “affidabili”, in cambio di soldi, consulenze fittizie e assunzioni per familiari.
Tra gli arrestati figura il manager Antonio Sciacchitano, finito ai domiciliari. Insieme al suo presunto complice Giovanni Cimo avrebbe cercato sponde politiche all’interno dell’assessorato regionale al Bilancio per aiutare la Polygon Spa, azienda legata agli indagati, a ottenere un appalto da cui era stata esclusa dopo la precedente inchiesta giudiziaria.
In particolare, avrebbero cercato di mediare con Silvio Cuffaro, dirigente dell’assessorato e fratello dell’ex presidente della Regione Totò Cuffaro, con l’obiettivo di agevolare una transazione tra Polygon e la Centrale Unica di Committenza della Regione per il lotto 1 relativo alla fornitura di apparecchiature elettromedicali.
Dalle intercettazioni emerge l’intenzione di Cimo e Sciacchitano di ricevere un compenso di 200mila euro ciascuno per questa mediazione e di far arrivare a Cuffaro una somma compresa tra i 10mila e i 20mila euro, tramite Vito Raso, autista dell’ex governatore.
Tuttavia, il piano è saltato quando, nel febbraio 2023, Polygon è stata acquisita da un fondo internazionale. Resta però intatto il quadro di una sanità pubblica piegata agli interessi privati e inquinata da logiche corruttive strutturate e pervasive.