ROMA - Giovedì la prima finanziaria varata dal governo Meloni è stata inviata a Bruxelles per una valutazione sommaria dei parametri di bilancio e oggi approderà in Parlamento per l’analisi delle commissioni. Qui, dopo le consuete audizioni, verranno fissati i termini per la presentazione degli emendamenti da parte dei gruppi, verosimilmente entro questa settimana o tutt’al più all’inizio di quella successiva.

Per velocizzare il processo, l’indicazione emersa da una riunione dei capigruppo di maggioranza ai propri parlamentari è di non eccedere nel numero delle proposte di modifica e dunque di non arrivare a oltre 400 emendamenti del centrodestra. Qualche spazio dovrebbe esserci poi anche per l’opposizione. In ogni caso vanno messi in conto almeno una decina di giorni per l’esame degli emendamenti e si arriva, così, calendario alla mano, intorno al 15 dicembre. A quel punto la manovra dovrà approdare in Aula a Montecitorio e, secondo quanto viene riferito al momento, non ci sarebbe la volontà da parte del governo di blindare il testo con la fiducia. Si arriverebbe così al 21-22 dicembre per il via libera. Nella settimana successiva il testo dovrebbe quindi passare al Senato con l’approdo in Aula e l’approvazione tra Natale e Capodanno.

Alla luce di questi tempi strettissimi, il governo starebbe dunque studiando una serie di aggiustamenti che rendano più fluido un passaggio in Aula dove ci si aspettano scontri e polemiche. Dopo la pubblicazione della bozza del testo vero e proprio, infatti, sono cresciute le proteste per il fatto che molte misure di sostegno contro il caro energia e contro l’inflazione siano state immaginate su un arco di tempo troppo limitato e per rispondere alle critiche, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ha spiegato che gli interventi della manovra “si connotano per un approccio mirato e temporaneo” anche “affinché le risorse di bilancio siano spese in modo oculato”.  Ma, ha aggiunto, “a fine marzo, in vista del Programma di Stabilità 2023, il governo rivaluterà la situazione e, se necessario, attuerà nuove misure di contrasto al caro energia utilizzando prioritariamente eventuali entrate aggiuntive e risparmi di spesa che si manifestassero nei primi mesi dell’anno”.

Parole che non hanno però placato i malumori, con Pd e 5 Stelle che si preparano a scendere in piazza, non si capisce ancora se in modo unitario o meno e intere categorie in aperta rivolta. Tra queste ci sono quelle dei pensionati, ai quali è stata limitata l’indicizzazione della pensione all’inflazione. “I pensionati italiani sono trattati come bancomat”, ha attaccato il segretario generale dello Spi-Cgil Ivan Pedretti, facendo notare che pensioni da 1.500-1.600 euro netti al mese, frutto di oltre 40 anni di lavoro e di contributi versati, vengono “fatte passare per ricche” dal governo.

Già in aperta agitazione è poi l’intero settore della Sanità, al quale, dopo essere stato messo in ginocchio da due anni di pandemia, sono state riservate pochissime risorse. Per il prossimo anno sono stati infatti stanziati appena 2 miliardi, dei quali 1,4 per pagare le bollette e solo 600 per tutto il resto. Fondi ritenuti gravemente insufficienti da sindacati, ordini dei medici, esperti e anche dalle Regioni. Così, ha detto presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, “si rischia l’emorragia di molti medici che andranno via dal Ssn attratti dal prepensionamento, dalle offerte dall’estero e dal privato”.