TEL AVIV - I mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant potrebbero essere revocati, se i giudici dovessero convincersi che Israele terrà un'indagine approfondita. Lo ha affermato il portavoce della Cpi, Fadi El Abdallah, in un'intervista all'emittente israeliana Kan, confermando che i sospettati hanno il diritto di presentare ricorso contro i mandati, come annunciato ieri da Netanyahu. 

Netanyahu proprio ieri aveva comunicato l'intenzione di appellarsi contro il mandato di arresto emesso lo scorso 21 novembre, con l'accusa di crimini di guerra per l'offensiva di Israele nella Striscia di Gaza. 

L'avviso, si legge in una nota stampa l'ufficio del primo ministro, “rivela in dettaglio quanto la decisione di emettere i mandati d'arresto fosse implausibile e priva di basi fattuali e legali”. Inoltre, il governo israeliano ha dichiarato di non riconoscere l'autorità della Corte penale internazionale né i relativi mandati di arresto. 

I media israeliani hanno rivelato che la partecipazione della Francia ai negoziati per il cessate il fuoco in Libano tra Israele e la milizia sciita Hezbollah era subordinata all'impegno di Parigi di annunciare che non avrebbe rispettato il mandato di arresto della Corte penale internazionale per Netanyahu. 

L'annuncio dell'appello ha fatto seguito a un incontro tra Netanyahu e il senatore statunitense Lindsey Graham a Gerusalemme, durante il quale i due hanno discusso le iniziative del Congresso degli Stati Uniti per sanzionare i Paesi che collaborano con la Corte penale internazionale.