ADELAIDE - Burgess ha affermato che le attività illecite degli agenti stranieri sono costate al Paese almeno 12,5 miliardi di dollari in un solo anno. Il danno comprende furti di proprietà intellettuale, segreti industriali e informazioni strategiche e militari.

Nel suo intervento, Burgess ha citato Paesi come Cina, Russia e Iran tra i principali responsabili, ma ha aggiunto che molte altre nazioni cercano di ottenere vantaggi tattici e strategici tramite lo spionaggio, anche di informazioni non classificate ma sensibili. Un’inquietante rivelazione riguarda oltre 35mila australiani che, su piattaforme professionali online, dichiarano di avere accesso a informazioni riservate; tra questi, circa 400 menzionano esplicitamente progetti legati all’AUKUS.

Il nuovo rapporto “The Cost of Espionage”, il primo del suo genere a livello mondiale, documenta casi emblematici, tra cui il furto di rami di un albero da frutto raro da parte di una delegazione straniera, e l’introduzione di malware in un laptop aziendale tramite una chiavetta USB, che ha permesso il furto di progetti industriali sensibili.

Burgess ha sottolineato come lo spionaggio attuale abbia superato i livelli registrati durante la Guerra Fredda, in particolare per l’interesse crescente verso AUKUS e le tecnologie militari condivise con alleati come gli Stati Uniti e il Regno Unito.

Secondo l’ASIO, la sicurezza nazionale richiede una vigilanza diffusa e un impegno condiviso da parte di istituzioni, imprese e cittadini. Al momento tre persone sono sotto processo per reati legati allo spionaggio, ma Burgess avverte che potrebbero essere molte di più se la rete di protezione non verrà rafforzata.