ROMA - La crisi energetica e l’aumento verticale delle bollette, arrivata in un momento in cui il tessuto produttivo italiano cominciava a riprendersi lentamente da due anni durissimi di restrizioni causate dalla pandemia, sta mettendo a serio rischio alcuni dei capisaldi della vita all’italiana.

Nei giorni scorsi, Assoutenti, una associazione di consumatori, ha infatti denunciato che l’aumento vertiginoso del costo dell’energia e l’incremento delle materie prime che si è verificato durante la pandemia, sta mettendo a dura prova gli esercenti in tutta la Penisola, in particolare i bar, che hanno dovuto pertanto aumentare il prezzo dell’espresso al bancone e con esso anche quello dei cornetti.

Assoutenti ha quindi messo in guardia sugli aumenti segnalati  a macchia di leopardo per i listini di caffè, cappuccino e cornetti presso i bar della Penisola e la cosa è stata confermata sia dall’Istat, secondo la quale, a dicembre per il comparto bar si è registrato un incremento medio dei listini del +2,8%, sia dalle stesse associazioni di categoria, che hanno segnalato come il 76% dei gestori di bar avrebbe aggiornato i propri listini tra la fine del 2021 e la prima parte del 2022.

Alla base degli aumenti che stanno interessando caffè, cappuccino e cornetti troviamo sia il caro bollette, con i rincari record di luce e gas scattati lo scorso 1 gennaio, sia il forte rialzo delle materie prime, con le quotazioni del caffè cresciute del +81% nel 2021, quelle del latte del +60%, quelle di zucchero e cacao del +30% - analizza Assoutenti - Maggiori costi in capo agli esercenti che, inevitabilmente, vengono scaricati sui consumatori finali, e stanno dando vita al fenomeno del ‘caro-colazione’ in tutta Italia.
Ma non è tutto. Perché gli stravolgimenti dovuti al Covid si sono abbattuti pesantemente anche su un altro dei pilastri dell’italianità: la pizza.

A quanto segnalato da Coldiretti nei giorni scorsi, infatti, il settore delle pizzerie è uno di quelli tra i più colpiti dal cambiamento di abitudini imposto dalle restrizioni e dalla carenza di turisti, e questo ha portato a un mancato introito da ben 2,5 miliardi di euro rispetto a prima della pandemia per l’intero settore. I consumi sono stati stravolti da circa 10 milioni di italiani a casa perché positivi al Covid, hanno dunque portato a un crollo delle vendite nei locali e un impatto pesante sui bilanci delle 63mila attività presenti sul territorio nazionale, dove sono impiegati circa 200 mila addetti. Un impatto che il boom delle consegne a domicilio non è sufficiente a bilanciare, con perdite che si sono trasferite lungo tutta la filiera dei prodotti alimentari.