MOSCA - Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha parlato del rinnovo, da parte dell’Unione Europea, delle sanzioni contro Mosca per l’aggressione militare all’Ucraina: “Sempre più persone in Europa capiscono che questa è un’arma a doppio taglio, che gli europei soffrono a causa di queste sanzioni”.
Peskov ha poi ribadito la narrazione del Cremlino, che definisce “illegali” le sanzioni imposte alla Russia per l’invasione dell’Ucraina, è quanto riporta la Tass.
Il portavoce del Cremlino ha inoltre affermato che la Russia “è interessata” a continuare le esportazioni di gas verso l’Europa. Lo ha detto dopo l’annuncio che la Ue negozierà con l’Ucraina per cercare di fare riprendere l’afflusso di gas attraverso il suo territorio, interrotto dal primo gennaio. Trattative a cui dovrebbero essere associate l’Ungheria e la Slovacchia, i due Paesi dell’Unione che usufruiscono maggiormente delle importazioni dalla Russia.
Budapest, tra l’altro, aveva minacciato di porre il veto all’estensione per altri sei mesi delle sanzioni contro Mosca, se la Ue non avesse fornito garanzie sulla sicurezza delle sue forniture energetiche.
“Questo è commercio - ha detto Peskov, citato dalla Tass - e la Russia è interessata alla continuazione di questo commercio. Sappiamo che l’Ungheria ha espresso alcune condizioni per l’estensione delle sanzioni, condizioni che erano legate alla posizione assunta dal regime di Kiev. A quanto pare, l’Ungheria ha ricevuto alcune garanzie e Bruxelles ha annunciato che il processo negoziale verrà ripreso. Monitoreremo da vicino questa situazione”.
Secondo il portavoce del Cremlino, il gas russo è “molto più conveniente per gli acquirenti europei” rispetto a quello esportato dagli Stati Uniti.
Mosca ha accusato oggi le forze ucraine di avere ucciso a sangue freddo “almeno tra i 300 e i 350 civili” prima di ritirarsi da territori nell’est dell’Ucraina e nella regione russa di Kursk davanti all’avanzata delle truppe russe.
“Basandoci su quanto riferito da testimoni evacuati dalle città di Selidovo, Chasiv Yar e Avedeevka nella repubblica di Donetsk e dalla zona del fronte nella regione di Kursk, possiamo calcolare con sicurezza che almeno tra i 300 e i 350 civili sono stati uccisi dalle forze ucraine mentre lasciavano questi territori”, ha affermato Rodion Miroshnik, il diplomatico del ministero degli Esteri russo incaricato di investigare “i crimini commessi dal regime di Kiev”.
Le agenzie investigative russe “hanno cominciato a raccogliere prove per stabilire le circostanze delle esecuzioni di massa”, ha aggiunto Miroshnik, citato dall’agenzia Tass.
Il governatore ad interim della regione russa di Kursk, Alexander Khinshtein, ha affermato da parte sua che, liberando l’insediamento di Russkoye Porechnoye, nel distretto di Sudzha, i soldati russi hanno trovato i corpi di civili torturati e uccisi in alcune cantine. “Possiamo provare - ha affermato la commissaria russa per i diritti umani, Tatiana Moskalkova - che civili uccisi sono stati trovati in località nei territori liberati, con le mani legate e segni di violenza sui loro corpi. (Queste persone, ndr) sono state uccise a colpi d’arma da fuoco”.
L’Onu ha confermato la morte di oltre 12.300 civili in Ucraina, ma sottolinea che il bilancio delle vittime può essere ancora maggiore.
Nel conflitto russo-ucraino sono morti anche moltissimi militari, ma è difficile ottenere numeri affidabili. Secondo il Wall Street Journal, potrebbero essere un milione gli ucraini e i russi uccisi o feriti nel conflitto. Stando a fonti diplomatiche occidentali del giornale, fino a 200mila soldati russi potrebbero essere stati uccisi e 400mila feriti.