ROMA - A novembre, per la prima volta in Italia si è superato i 23 milioni di persone occupate, un livello che non si raggiungeva da febbraio 2020, mese in cui la pandemia ha cominciato a colpire duramente il Paese. A rendere noto il dato che alimenta l’ottimismo sulla situazione del mondo del lavoro in Italia è stato l’aggiornamento mensile dell’Istat che è stato pubblicato la scorsa settimana e dove si specifica che il mese di novembre si è segnalato un aumento degli occupati di 64mila unità.

Dal punto di vista del lavoro dipendente questo aumento ha riguardato esclusivamente i contratti a termine, cresciuti dello 0,6%, mentre al contrario i posti stabili sono addirittura diminuiti dello 0,1%. Dati che sono in linea con l’intera dinamica di ripresa del mondo del lavoro dopo la botta della pandemia e causa diretta delle modifiche peggiorative al decreto Dignità volute dal governo Draghi.

Nell’ultimo anno infatti l’occupazione risulta in crescita quasi completamente grazie all’aumento del precariato, cresciuto del +17%, mentre è praticamente nulla la ripresa dei posti a tempo determinato +0,3% e degli autonomi +0,1%. Questi ultimi però, proprio a novembre hanno avuto un sussulto positivo e sono risaliti dell’1,3% su base mensile. La crescita del penultimo mese dell’anno non arride poi né ai giovani della  fascia 15-24, né ai 35-49 enni per le quali l’occupazione è invece in calo. I più giovani finiscono nell’inattività e i secondi nella disoccupazione.

Rispetto ai livelli pre-pandemia (febbraio 2020), il numero di occupati è ancora inferiore di 115 mila unità, ma il tasso di occupazione, pari al 58,9%, è superiore di 0,2 punti, quello di disoccupazione è sceso dal 9,7% al 9,2% e il tasso di inattività, al 35%, è ancora superiore di 0,2 punti.