LONDRA - Boris Johnson è pronto a impiegare l’esercito per fare fronte alla crisi del carburante. La decisione è stata presa durante un consiglio dei ministri. Il ministro delle attività produttive Kwasi Kwarteng ha affermato che è giusto che il governo prenda “provvedimenti sensati e precauzionali”.
“Il Regno Unito continua ad avere forti forniture di carburante. Tuttavia, siamo consapevoli dei problemi della catena di approvvigionamento e stiamo adottando misure per alleggerirli in via prioritaria - ha affermato -. Se necessario, il dispiegamento di personale militare fornirà alla catena di approvvigionamento capacità aggiuntiva come misura temporanea per aiutare ad allentare le pressioni causate da picchi nella domanda localizzata di carburante”.
Per il governo Tory è un fenomeno passeggero, alimentato anche dall’allarmismo. Ma la crisi che si è abbattuta sulla catena di distribuzione della benzina - e di un certo numero di prodotti alimentari - appare ancora tutta da superare.
Lo confermano le code e i cartelli da ’tutto esaurito’ che continuano a comparire su e giù per l’isola: fra gli scaffali di molti supermercati semivuoti nei reparti del ‘fresco’ e le non poche pompe di carburante a secco o indotte (nel caso della catena Asda) a razionare l’erogazione a non più di 30 sterline. Il governo ha anche autorizzato un’estensione delle licenze per le autocisterne, rinnovandole automaticamente senza corsi di aggiornamento.
Le aziende dell’industria del carburante in una dichiarazione congiunta hanno spiegato di aspettarsi che la situazione migliori nei prossimi giorni. In aggiunta a queste iniziative tampone è arrivato poi un accordo fra l’esecutivo e i colossi BP, Shell, Esso ed altri per snellire i passaggi del carburante verso le stazioni di servizio.
Secondo il refrain ripetuto dai ministri delle Attività Produttive e dell’Agricoltura, Kwasi Kwarteng e George Eustice, del resto, nel Regno una vera penuria di idrocarburi non c’è. Poiché i depositi e le raffinerie britanniche sono in effetti tuttora “piene”. Mentre gli intoppi sulla distribuzione, “in via di soluzione” nelle parole di Eustice, sarebbero stati “interamente controllabili” fin dall’inizio se le organizzazioni di categoria (alla ricerca d’aiuti governativi) e i media non avessero alimentato “l’allarme” inducendo i consumatori “più ansiosi” a un accaparramento fuori dall’ordinario.