L’AVANA - Sono passati quasi tre giorni dal grave black out che ha colpito il Sistema elettrico nazionale (Sen) di Cuba, venerdì scorso. Tuttavia, quasi metà dell’isola continua a rimanere senza elettricità.
A L’Avana, la capitale, oltre il 40% delle famiglie è ancora senza corrente elettrica.
La situazione è particolarmente critica nelle province occidentali, dove la mancanza di energia elettrica ha costretto alla sospensione delle lezioni scolastiche. Gli alunni di Pinar del Río, Artemisa e Mayabeque non erano in classe oggi, lunedì, a causa del prolungato blackout.
Il ministero dell’Energia e delle miniere (Minem) ha reso noto che, verso la fine di domenica, la produzione di energia elettrica si attestava a soli 1.568 megawatt (MW), circa la metà di ciò che sarebbe necessario, in condizioni normali, per mantenere il Paese in funzione.
La compagnia statale Unión Eléctrica (Une), che gestisce il sistema elettrico sotto il controllo del regime cubano, ha avviato il processo di riconnessione al sistema di distribuzione, attivando microsistemi alimentati da generatori a fueloil o diesel.
Tuttavia, l’integrazione di questi microsistemi con le centrali termoelettriche principali ha dato risultati parziali e insufficienti, producendo meno della metà dell’energia necessaria per soddisfare la domanda.
Finora, solo sei delle venti unità di generazione termica del Paese sono in funzione, con la centrale Antonio Guiteras, una delle più grandi, che produce solo una quantità minima di energia.
Il crollo del Sen è stato causato venerdì alle 20:15 ora locale da un guasto alla sottostazione di Diezmero, situata alle porte de L’Avana, che ha innescato una serie di malfunzionamenti nelle unità di generazione elettrica.
Il disastro evidenzia le gravi carenze di un sistema energetico che da mesi versa in condizioni precarie, a causa delle continue rotture nelle sette centrali termoelettriche del Paese, molte delle quali operano da decenni senza adeguati investimenti per la modernizzazione.
Inoltre, la persistente scarsità di diesel e fueloil, causata dalla difficoltà a importare questi carburanti per la mancanza di valuta estera, ha portato l’isola sull’orlo del collasso energetico.
Il governo ha accusato le sanzioni statunitensi di essere le principali responsabili della crisi, ma le stesse autorità cubane hanno dichiarato che servirebbero tra gli 8.000 e i 10.000 milioni di dollari per risanare il Sen, una cifra che il regime non è in grado di raccogliere.
I blackout prolungati, stanno danneggiando il settore produttivo e pesano duramente sulla popolazione.