WASHINGTON D. C. - La regione del Catatumbo, nel nord-est della Colombia, sta vivendo una delle crisi umanitarie più gravi degli ultimi anni, con oltre 56.500 persone costrette a lasciare le proprie case a causa degli scontri tra il gruppo guerrigliero Eln (Esercito di liberazione nazionale) e il Frente 33, un altro gruppo armato nato dopo la smobilitazione delle Farc nel 2017.  

La violenza, che ha avuto inizio a gennaio 2025, ha causato numerose vittime tra i civili, a causa di omicidi, sequestri, sparizioni forzate e sfollamenti, secondo un rapporto di Human Rights Watch (HRW) diffuso questo mercoledì. 

La ong, che ha condotto delle indagini sul campo, ha documentato l’intensificazione degli scontri tra l’Eln e il Frente 33, con gravi abusi contro la popolazione locale, tra cui il reclutamento forzato di bambini e lavori forzati.  

Inoltre, il rapporto evidenzia come i gruppi armati abbiano utilizzato le comunità come strumento di controllo sociale, imponendo severe restrizioni di movimento e obbligando le persone a subire violenze fisiche e psicologiche.  

Le famiglie fuggono dalla paura che i loro figli vengano reclutati dalla guerriglia, mentre le scuole sono state costrette a chiudere, esponendo i più giovani a un rischio maggiore di essere coinvolti nel conflitto. 

Il governo colombiano ha risposto dichiarando lo stato di “agitazione interna” e sospendendo i negoziati di pace con l’Eln, mentre ha continuato il dialogo con il Frente 33.  

Media mensile degli omicidi nel Catatumbo da gennaio 2012 a febbraio 2025. Durante i primi due mesi del 2025 il tasso è stato quasi quattro volte più superiore a quello di tutto il 2024.

Nonostante questi sforzi, la risposta dello Stato è stata insufficiente, in particolare per quanto riguarda la protezione dei civili e la fornitura di aiuti adeguati ai rifugiati. Le condizioni di vita nei centri per rifugiati di Cúcuta, Ocaña e Tibú sono estremamente precarie, con gli sfollati costretti a vivere in spazi sovraffollati che aumentano il rischio di abusi, violenza sessuale e disagi psicologici. 

Un altro aspetto critico evidenziato nel rapporto di Hrw è la carenza di un piano integrato di sicurezza e giustizia, che avrebbe potuto evitare l’aggravaei della crisi.  

La scarsità di risorse e la mancanza di coordinamento tra le istituzioni hanno impedito di rispondere adeguatamente alle necessità dei rifugiati e delle comunità colpite dalla violenza. Inoltre, l’uso di risorse destinate a progetti di sviluppo come la sostituzione delle coltivazioni di coca con coltivazioni legali ha creato, in alcuni casi, ulteriori difficoltà per la popolazione locale, che si trova ancora senza alternative economiche stabili. 

Anche se il governo ha annunciato il “Pacto Social Catatumbo”, un programma di investimenti per finanziare progetti di sviluppo e migliorare le infrastrutture della regione, la situazione rimane instabile e continua a destare preoccupazione tra le organizzazioni per i diritti umani.  

Le risorse previste, pari a circa 2,4 milioni di dollari, sono destinate a finanziare 139 progetti, ma l’efficacia di tali misure è ancora incerta, senza una solida strategia di sicurezza che possa garantire la protezione dei civili e la fine dei conflitti tra i gruppi armati. 

L’intensificarsi delle violenze nel Catatumbo ha causato una migrazione massiccia verso il Venezuela, dove molti rifugiati cercano di trovare un luogo sicuro, ma anche qui affrontano numerosi ostacoli. Il 21 gennaio 2025, una lunga fila di persone ha attraversato un fiume in direzione del Venezuela, cercando rifugio da un conflitto che non mostra segni di cessare. 

In questo contesto di violenza e disgregazione sociale, l’azione del governo colombiano risulta insufficiente a garantire la sicurezza e la protezione dei diritti fondamentali della popolazione. Le organizzazioni internazionali chiedono interventi più efficaci, con l’obiettivo di arginare la crisi e proteggere i civili dai gruppi armati che continuano a operare impunemente nella regione.