SYDNEY - Il leader dell’opposizione, Peter Dutton, nel corso di un atteso intervento presso il CEDA, Committee for Economic Development of Australia, ha illustrato la sua visione di un Paese che possa adottare il nucleare come parte della soluzione energetica per raggiungere gli obiettivi di emissioni nette zero entro il 2050.

Secondo un impegno elettorale già assunto nei mesi scorsi da Dutton, se la Coalizione dovesse vincere le prossime elezioni, verranno costruite sette centrali nucleari in cinque Stati nei siti, già selezionati, che includono Lithgow e la Hunter Valley nel New South Wales, la Latrobe Valley nel Victoria, Port Augusta nel South Australia, Collie nel Western Australia e Callide e Tarong nel Queensland. Secondo i piani della Coalizione, il primo reattore dovrebbe essere costruito entro 10-12 anni, con gli altri operativi a partire dal 2040.

Dutton, davanti alla platea della CEDA, ieri ha sottolineato come l’Australia abbia resistito sin troppo a lungo all’idea dell’energia nucleare e ha insistito sulla necessità di prenderla in considerazione: “Se i nostri obiettivi, come Paese, sono per un’energia più economica, pulita e costante, allora dobbiamo unirsi alle altre nazioni che hanno già nel nucleare una fonte di approvvigionamento energetico”.

Tuttavia, un aspetto critico della proposta della Coalizione rimane tuttora oscuro e non è stato chiarito dal leader dell’opposizione, ovvero costi e, di conseguenza, benefici del progetto. Dutton ha ammesso che il piano comporterà significativi investimenti iniziali, ma non ha fornito dettagli specifici, promettendo che i costi saranno resi noti “a tempo debito”.

Il primo ministro Anthony Albanese e altri esponenti del governo hanno criticato proprio la mancanza di dettagli sui costi. Albanese ha sottolineato come questa assenza di trasparenza sia poco rispettosa nei confronti dei cittadini australiani.

Sul tema è tornato anche il ministro dell’Energia, Chris Bowen, che ha parlato del piano di Dutton sul nucleare come di un esperimento ad alto costo e molto rischioso che l’Australia non può permettersi. Secondo Bowen, l’energia rinnovabile è la chiave per raggiungere gli obiettivi di emissioni del paese, con il Clean Energy Regulator che prevede che oltre il 40% dell’energia della rete provenga da fonti rinnovabili nel 2024.

Bowen ha sottolineato come l’Australia stia già facendo progressi significativi verso una maggiore capacità rinnovabile, stimando che la capacità installata nel 2024 potrebbe alimentare circa 3,5 milioni di famiglie. Il titolare del dicastero dell’Energia ha, inoltre, evidenziato la crescente accessibilità del solare, che è già centinaia di dollari più economico rispetto allo scorso anno. Il governo laburista punta a un obiettivo del 82% di energia rinnovabile entro il 2030.

Dutton, dal canto suo, ieri, nel ribadire che il nucleare sia l’unica strada percorribile per raggiungere gli obiettivi di emissioni nette zero, ha anche criticato i costi dell’energia eolica e solare.

Nel rinforzare la distanza dal piano di cui ha parlato Dutton, il governo sta anche promuovendo l’uso del gas come soluzione temporanea, una fornitura energetica capace di essere attivata in poco tempo che, quindi, non produce emissioni quando non in funzione, a differenza delle centrali a carbone, proposte dalla Coalizione, che devono operare costantemente e hanno, quindi, un impatto negativo sulle emissioni. Bowen ha sottolineato che il principale rischio per la tenuta del sistema energetico australiano sono proprio le centrali a carbone, che diventano sempre meno affidabili con il passare degli anni.

Un altro punto di conflitto riguarda le linee di trasmissione dell’energia che passano su terreni agricoli, tema sul quale la Coalizione ha criticato il governo per non aver fornito adeguati risarcimenti agli agricoltori.

In risposta, il ministro Bowen ha nominato Tony Mahar, ex capo della National Farmers’ Federation, come commissario per l’infrastruttura energetica, per lavorare con gli agricoltori e garantire che la transizione energetica sia vantaggiosa per le aree rurali. Mahar porterà esperienza e adeguata conoscenza del settore agricolo, nel tentativo di convincere agricoltori e allevatori che le energie rinnovabili possano coesistere con il settore agricolo.