SYDNEY - La fiducia degli australiani nelle creme per la protezione dai raggi UV è crollata dopo mesi di ritiri, avvisi e test contrastanti che hanno coinvolto più di venti prodotti. Secondo un sondaggio di 9.com.au condotto su 476 lettori, quasi il 40 per cento non crede più alle indicazioni SPF riportate sulle confezioni, un dato sorprendente per un Paese con uno dei tassi di melanoma più alti al mondo.
Più di uno su quattro si definisce “poco fiducioso”, mentre quasi il 10 per cento afferma di non credere affatto ai valori dichiarati. Solo il 5 per cento si dichiara “molto fiducioso”. L’incertezza è esplosa a partire da giugno, quando Choice ha pubblicato un’analisi in cui sosteneva che oltre una dozzina di creme solari non raggiungessero l’SPF promesso. Nei mesi successivi, marchi noti come Ultra Violette, Aesthetics Rx, Naked Sundays e MCoBeauty hanno ritirato o sospeso prodotti dopo test incoerenti.
Il clima di diffidenza non è marginale: quasi un quarto degli intervistati ha cambiato abitudini di acquisto, scegliendo marchi diversi o informandosi in modo più approfondito prima di comprare una crema solare. Alcuni consumatori raccontano timori molto concreti, legati a esperienze personali con il melanoma. “Dover dubitare della protezione solare è inquietante - ha scritto un lettore -. Mio marito e mio fratello hanno avuto un melanoma”.
Nonostante l’allarme, gli esperti insistono su un messaggio univoco: non bisogna smettere di usare la protezione solare. Viene ricordato che la quantità e la frequenza di applicazione contano più del numero sull’etichetta. Anche un SPF inferiore al dichiarato riduce comunque l’esposizione ai raggi UV, a condizione che venga applicato in modo adeguato.
Il problema principale, spiegano gli specialisti, è la mancanza di controlli uniformi su lotti diversi, unita al fatto che molti dei prodotti coinvolti sono cosmetici ibridi — creme idratanti, primer, sieri — più complessi da sottoporre ad analisi rispetto alle tradizionali creme solari. Le autorità stanno valutando ulteriori verifiche, ma i tempi della regolamentazione sono lunghi e il settore vive una fase di incertezza.
La posta in gioco è alta: nel 2025 sono previsti più di 17mila nuovi casi di melanoma e oltre 1.400 decessi. La protezione solare resta quindi un pilastro irrinunciabile. La sfida, ora, è ricostruire la fiducia dei consumatori mentre il mercato cerca maggiore stabilità e criteri di controllo più chiari.