WASHINGTON D.C. – Via Cuba dalla lista degli Stati sponsor del terrorismo in cambio della liberazione di decine di prigionieri politici, e di altri che gli Usa considerano ingiustamente detenuti, entro la fine dell’amministrazione Biden.
È una delle ultime mosse (tardive) di politica estera del Presidente, grazie ad accordo mediato dalla Chiesa cattolica, che tramite la conferenza dei vescovi Usa aveva premuto in questa direzione, insieme alle organizzazioni per i diritti umani. “Gli Stati Uniti mantengono come obiettivo cruciale della loro politica la necessità di più libertà e democrazia, maggior rispetto dei diritti umani e un aumento delle imprese libere a Cuba”, scrive il Consiglio di sicurezza nazionale in un memorandum, precisando che “per raggiungere questi obiettivi sarà necessario un impegno pratico con Cuba e i cubani” ulteriore, tenendo conto “dei recenti sviluppi a Cuba e del cambiamento del contesto regionale e globale”.
Si tratta di un “gesto di buona volontà” prima dell’insediamento di Donald Trump agli inizi di questa settimana, si precisa.
Una decisione che verrà probabilmente revocata dal suo successore: il tycoon aveva reinserito l’Avana nella blacklist l’11 gennaio del 2021, quasi al termine del suo mandato, bloccando il precedente disgelo avviato da Barack Obama. The Donald aveva citato tra le motivazioni il sostegno di Cuba al leader venezuelano Nicolás Maduro e il suo rifiuto di estradare i ribelli colombiani in Colombia.
A lanciare il primo avviso è stato il senatore Ted Cruz, della Commissione Esteri del Senato: “La decisione odierna è inaccettabile nel merito. Il terrorismo promosso dal regime cubano non è cessato. Lavorerò con il presidente Trump e i miei colleghi per invertire immediatamente e limitare i danni derivanti dalla decisione”.
Nessuna reazione per ora dal transition team di Trump né dal segretario di Stato designato Marco Rubio, la cui famiglia lasciò Cuba negli anni ‘50 prima che la rivoluzione comunista portasse al potere Fidel Castro e che è un paladino delle sanzioni contro l’isola comunista.
L’amministrazione Biden sta notificando al Congresso la sua decisione, sostenendo di aver stabilito che “non ci sono credibili evidenze” che Cuba sia attualmente impegnata nel sostenere il terrorismo internazionale.
In cambio, ha spiegato un alto dirigente della Casa Bianca in una call cui ha partecipato anche l’Ansa, otterrà la scarcerazione di diverse decine di prigionieri politici.
Gli Stati Uniti allenteranno un po’ anche la pressione economica su Cuba, insieme al memorandum del 2017 emesso dall’allora presidente Donald Trump, che inaspriva la posizione degli Stati Uniti nei confronti dell’Avana. L’isola è sempre più soffocata dalle sanzioni, in un mix di povertà e scarsità di generi alimentari ed energia.