COMODORO RIVADAVIA (CHUBUT) – Ha appena festeggiato i 104 anni di attività. Di fatto, è di poco più giovane della città in cui è stata fondata, la cui “prima pietra” risale al 1901.

È l’Asociación Italiana di Comodoro Rivadavia, la più popolosa città della provincia di Chubut. La “capitale del petrolio” dal 1907, quando si scoprì la presenza dei giacimenti fossili.

In quel momento inizia ad attrarre immigrati, che trovavano lavoro nell’industria estrattiva, nell’indotto e nelle costruzioni, necessarie per accogliere i nuovi arrivati.

Ed è qui che, subito dopo la seconda guerra mondiale, arrivò il nonno di Domenico Squillaci, l’attuale presidente.

“Aveva lasciato la moglie e i figli a Solano Inferiore, in provincia di Reggio Calabria – racconta Domenico –. Mandava regolarmente i soldi alla nonna, che lavorava come contadina. Appena ha potuto ha fatto venire qui il resto della famiglia”.

Gli italiani abitavano nel barrio Diadema, all’epoca fuori città, dove ricreavano i rapporti di vicinato come “al paese”. Tanto che il padre di Domenico ha sposato una ragazza di Solano, ma conosciuta in Argentina.

“Comodoro Rivadavia è una città bellissima, di cui sono innamorato – afferma Squillaci – ma ha la durezza delle città minerarie”. A cui si aggiunge un clima ostile, freddo e ventoso. Un impatto quasi traumatico per dei calabresi nati su una collina da cui si vede il mare e la Sicilia.

Gli immigrati cercavano di renderla più abitabile e accogliente, ricreando l’atmosfera di casa.

“Mio nonno, che era commerciante, coltivava qualsiasi superficie avesse a disposizione – racconta Domenico –. Ricordo il patio e il terrazzo della sua casa, pieni vasi con insalata, pomodori, basilico…”

L’Asociación Italiana nasce come società di mutuo soccorso, per azione di 144 italiani che volevano aiutare i nuovi arrivati a sistemarsi. Poi diventa un punto di riferimento per l’italianità a Comodoro Rivadavia (basta pensare che oggi conta 500 iscritti per una città di appena 300mila abitanti), sviluppando attività ricreative e culturali.

“Sono cresciuto in una casa dove si mescolava italiano, dialetto e spagnolo – dice Domenico –. Dove la nostalgia di casa e la fantasia del ritorno si diluivano nell’amore per questa nazione che ci aveva dato tante opportunità”.

Domenico, 44 anni e una laurea in Scienze Politiche all’Universidad del Salvador di Buenos Aires, ha scelto di tornare a vivere a Comodoro Rivadavia, una volta finiti gli studi.

Dalla fine del 2019 è presidente dell’associazione, le cui cariche sociali si rinnovano ogni due anni.

“Nel 2019, anno del centenario, abbiamo pubblicato un libro sulla nostra storia – dice –. Poi sono arrivati i momenti difficili della pandemia. Siamo comunque riusciti a ristrutturare la sede, in un edificio di interesse storico, con fondi nostri e con l’aiuto della Municipalità”.

Nel 2023 sono anche ricominciate le lezioni di italiano in presenza. “Cinque corsi e tutti al completo” afferma il presidente con orgoglio.

Altra attività importante è il corpo di ballo (bambini, giovani e adulti), che studia e propone danze popolari di tutta Italia.

L'esibizione del corpo di ballo alla Feria de Comunidades Extranjeras.

Resta il sogno di tutti i discendenti di italiani: visitare il paese d’origine dei genitori.

“È un debito che ho con le mie radici – afferma –. Lo farò prima o poi, con le mie figlie, anche per conoscere il resto della mia famiglia”.