Abbiamo iniziato una nuova rubrica, a cura di Frank Di Blasi, con lo scopo di ascoltare il parere di un gruppo di persone della nostra comunità, residenti in diverse località geografiche dell’area metropolitana di Melbourne e in alcune città di provincia dello Stato. Come hanno trascorso questi mesi di lockdown è il tema principale di questa serie di articoli e cosa possiamo imparare da questa situazione fuori dal comune.
Nell’ultimo articolo abbiamo parlato con Anna Fascio, residente a Morwell, nel Gippsland. Adesso ci spostiamo a Geelong, dove vive da molti anni la simpaticissima Giuseppina Ricciuti, o Josie, come è conosciuta. Intelligente e intraprendente, Josie ha vissuto una vita piena di coraggio che l’ha spinta a superare tante sfide, come quella odiena del lockdown. La prima volta che l’ho incontrata è stato al Community Centre di Highton per il suo ruolo di presidente del Circolo Pensionati Italiani di Geelong.
“Sona nata nel 1939 nella città di Alcamo, in provincia di Trapani. Quando avevo appena un anno mio padre partì per le armi e fece ritorno dopo 11 anni, perché fu prigionero, quindi io sono cresciuta con mia madre in casa dei miei nonni - racconta Josie - Quando fece ritorno , nacque mio fratello Andrea, mapoco dopo mio padre ci lasciò di nuovo per emigrare in Australia. Nel 1953, tutti e tre arrivammo a Colac. Andrea andò a scuola, io e mia madre lavorammo in una fabrica di cappotti e pantaloni da uomo. Sembrava che finalmente la famiglia fosse serena, quando una mattina nella fabbrica arrivarono due poliziotti per annunciarci che l’auto di mio padre, che viaggiava con un amico, si era scontrata con un camion che trasportava bidoni di benzina: i veicoli esplosero causando la morte dei due autisti e un passeggero. Mio padre morì in ospedale, tre giorni dopo, all’età di 42 anni. Da quel momento la nostra vita è cambiata, io avevo 16 anni, non parlavo l’inglese, non conoscevo nulla dell’Australia e avevamo il mutuo della casa da pagare. Mi sono fatta coraggio e ho preso il posto di mio padre, lavorando in fabbrica e facendo la sarta di sera. Furono anni durissimi. Dopo quattro anni, a 20 anni, mi sposai e andai a vivere a Geelong. Lì abbiamo comprato due ettari di terreno con 10mila galline e la casa. Non avevamo esperienza nel campo dell’allevamento ed eravamo giovani, ma ci siamo dati da fare e abbiamo avuto anche tre figli Tony, Nicola e Luisa. Nel 1966 siamo andati anche in Sicilia e ci siamo rimasti dodici mesi. Ho conosciuto i miei suoceri, girato un po’ l’Italia, ho completato il corso per il certificato di sarta, poi quello per insegnante di taglio e cucito e quello di disegnatrice di moda. Tornati in Australia ho aperto una fabbrica di vestiti impiegando 35 operai e conducendo la Scuola di Taglio e Cucito. Riuscivamo a cucire 5mila abiti alla settimana. I miei modelli piacevano e li distribuivo in tutta Australia con il mio nome Josie S. Creation. Mio fratello Andrea ha intanto aperto il suo studio legale a Geelong e ha ottenuto la cintura nera in un corso di arte marziale coreana (tae- kwon-do), insegnandolo anche ai miei figli, infatti mia figlia Luisa è stata la più giovane cintura nera in Australia”.
Le chiedo quale sia stato il tuo ruolo nella formazione del Club Italia di Geelong: “Negli anni ‘70, mio marito ed io discutevamo dei sodalizi sociali a Melbourne e anche a Geelong aveva bisogno di un club. Così mio fratello ci ha consigliato di mettere su una compagnia di 50 famiglie, comprando un pezzo di terreno per organizzare le feste e le messe, fino a quando abbiamo ideato il Club Italia con un Comitato direttivo, mentre io ero prima nel Ladies Committee e poi negli Anni ‘80 eletta presidente. Ho scelto di produrre un giornalino ‘Il Colosseo’ per le notizie del club, mentre ho aperto in città un negozio di abiti chiamato ‘Rita Luisa’ con cinque operai per quattro anni. I miei abiti hanno anche vinto nella sfilata del ‘Melbourne Cup’. Sono convinta che tutti abbiamo lavorato duro in questa nuova terra, però l’Italia è sempre nel mio cuore”.
Le chiedo come sia riuscita ad affrontare il lockdown a Geelong: “Negli ultimi cinque mesi sono nati tre nipotini: Allegra, Nicola e Gabriella. Potete capire la gioia di essere bisnonna, ma sono sconvolta perché li ho visti solo una volta. Ho capito che dobbiamo lottare e avere pazienza, faccio una preghiera e mi faccio coraggio. Penso al mio passato dopo la guerra quando non c’erano i soldi neanche per il grano, e l’acqua dovevi prenderla alla fontana. Allora penso che questo virus è come una guerra invisibile, ma la mattina ci alziamo da un letto comodo e caldo, a casa abbiamo l’acqua corrente calda e fredda, la televisione, il computer e i telefoni che ci permettono di restare in contatto, e poi abbiamo tanto da mangiare. Abbiamo chiuso il club, ma in questo periodo mi sono comunque occupata del circolo, delle fotografie da digitalizzare. Ho anche imparato a lavorare la lana e ho fatto già tre copertine, scarpette, calze e sciarpe, e anche delle mascherine, oltre a fare sempre ginnastica. Mio marito si occupa anche della casa e cucina quasi tutte le sere, di sera guardiamo i film italiani classici. Mi do da fare, la mia vita è stata sempre così. Adesso aspettiamo con tanta pazienza, continuiamo ad avere tanta fiducia in Gesù. Auguro a tutti tante cose belle”.
Da Josie Ricciuti abbiamo veramente tanto da imparare.