L’età, i 58 anni di Tyson, che appare ormai quasi secondaria, un robot che sferra davanti al pubblico un gancio a un altro “pugile umanoide”, il tutto condito da dirette streaming che scavalcano e spesso superano i numeri delle emittenti generaliste, Tv e radio, e l’evoluzione tecnologica e medica che superano le antiche sfide sul ring della nobile arte. Cosa succede alla boxe? A ritroso, la parabola del pugilato può essere vista e rivista (altra proprietà moderna: la ripetizione all’infinito nel labirinto di specchi della diffusione sui social e sul web) ma il gesto, l’azione atletica, sembra sempre la stessa anche se si tratta di robot sferraglianti pilotati forse da un joystick o un software interno. Era il 15 novembre scorso, quando alla tenera età di 58 anni, l’ex martello, Tyson, se la vedeva con uno YouTuber di 28 anni con 20,8 milioni di abbonati diventato un pugile. La leggenda dei pesi massimi lo aveva schiaffeggiato, nella presentazione-show, come da manuale, alla vigilia del match. E Iron Mike resta in piedi anche a 58 anni e rimane leggenda della boxe, il mito senza tempo e lo YouTuber, il vecchio leone e il padrone dei selfie, dallo scontro (anche) generazionale Tyson perde ma rimane in piedi, ammaccato ma forte sulle gambe. Battuto solo ai punti da Jake Paul, di 27 anni. Anche se in alcuni tratti dello spettacolo, perché di questo ormai si tratta oltre al gesto sportivo, sembra quasi fare un passo indietro, lui, l’ex campione del mondo che sembra allentare la pressione sul giovane sfidante.
Ma la boxe, è anche questo, romanticismo, l’eterna sfida dell’uno contro tutti, contro il mondo e, in questo caso, contro l’età che avanza. Dal Rocky cinematografico a Tyson che torna sul ring a quasi sessant’anni, la costante è sempre quella: la sfida, che fa pensare a tutti il “chissà se ce la farà”, la tenacia e l’arroganza quasi avventuriera corsara, di chi vuole dimostrare a se stesso di non essere finito, di valere ogni penny pagato dagli spettatori, e soprattutto, di poter superare tutto, anche l’evidenza dell’età che avanza e le avversità, per lottare e vincere. Dagli ideali, la tenacia, la fatica e il sudore, ora si arriva invece ai robot umanoidi: transistor e olio negli ingranaggi che quasi provenienti da un futuro distopico da romanzo di fantascienza sembrano diventare, annunciare, realtà. E sul ring, la campana suona e continuerà a suonare, perché, nonostante la tecnologia che avanza in scena c’è sempre questo: emozione, sudore e sfida dell’uomo (o umanoide che sia) contro se stesso.