Proprio come durante gli anni della sua infanzia, Giancarlo Iollo, missionario Oblato di Maria Immacolata da ormai venticinque anni, si muove ancora oggi instancabilmente da una città all’altra, spinto da un’urgenza, un progetto, una necessità.

Cresciuto in una famiglia di cinque – papà Erminio, mamma Giuseppina, un fratello e una sorella maggiori, Lorenzo e Angela –, ha vissuto i primi due anni della sua vita in Svizzera, per poi lasciarsi abbracciare dai vicoli affollati e dalle terrazze sul mare di Napoli, dove ha vissuto per nove anni; nel 1991 il suo trasferimento definitivo a Milano.

Pochi giorni dopo il suo arrivo nel capoluogo lombardo, un amico che abitava nel suo stesso palazzo lo ha introdotto all’oratorio della sua nuova parrocchia, ‘San Nicola in Dergano’, iniziandolo al suo “vero” cammino da cristiano. Nel corso degli anni ha infatti preso parte al gruppo di ‘Gioventù Studentesca del movimento di Comunione e Liberazione’ e del ‘Rinnovamento dello Spirito Santo’.

“Avevo quasi sedici anni e ricordo che ogni giorno avevo il mio ‘appuntamento quotidiano’ con Dio: lo incontravo nella preghiera per dieci minuti, dalle 15 alle 15:10, prima di studiare – ha raccontato –. Era un tempo in cui mi affidavo a Lui, gli chiedevo grazie per me e per gli altri, e poi restavo ad ‘ascoltare’ la sua voce. È stato, però, durante una gita a Orvieto, presso il Duomo, che sento nel mio cuore di aver ricevuto il mio ‘segno vocazionale’: mi trovavo sulla navata destra, la prima cappella rispetto all’altare, e stavo ammirando un meraviglioso affresco, preso dalle emozioni dell’occasione, mi sono rivolto a Dio, chiedendogli: ‘Se vuoi che entri in Monastero, dammi un segno’. All’improvviso si sono spente tutte le luci, una coincidenza che ha rappresentato per me un segnale molto forte”.

Quando, nell’agosto 1990, è stato invitato da una famiglia della sua parrocchia a trascorrere del tempo in montagna a Lillaz, in Valle d’Aosta, non poteva immaginare che quel breve periodo di vacanza gli potesse indicare la sua più autentica strada spirituale. “Un pomeriggio, andando a Messa in una comunità locale di suore, ho trovato un giornaletto a fumetti che raccontava la storia di santa Giovanna Antida Thouret, fondatrice delle Suore della Carità – ha continuato –. Colpito dalla storia, ho scritto immediatamente una lettera all’indirizzo indicato nel giornale. Dopo circa tre settimane, sono stato invitato a visitare una loro comunità a Milano e proprio lì ho conosciuto un missionario Oblato di Maria Immacolata; pochi giorni più tardi, ho partecipato a un loro ritiro spirituale a Marino, nei pressi di Roma, dove hanno una casa per i giovani che desiderano vivere un anno di comunità e di discernimento vocazionale. In quel ritiro, mi sono sentito per la prima volta un discepolo di Gesù”.

Pian piano, è cresciuta sempre più la sua chiamata al Signore, fino alla definitiva consacrazione a Dio nella Congregazione degli Oblati; nel settembre 2001 è stato ordinato sacerdote a Milano: “Ho scelto gli Oblati perché sono rimasto da subito colpito dalla fraternità e dall’amicizia che vivono tra di loro come comunità, e perché sono missionari – ha spiegato –; soprattutto perché erano la realtà concreta che Dio mi aveva fatto incontrare attraverso un giornaletto a fumetti”.

Terminati gli studi teologici nel 2002, ha dato inizio al suo irrefrenabile percorso da missionario, prima a Firenze, poi in Canada, Lourdes, Brescia, presso la Comunità Cenacolo, e ancora a Vercelli e infine a Melbourne, dal 4 dicembre 2019. Fin dai suoi primissimi anni da sacerdote, ha sempre lavorato nella pastorale giovanile: forse i suoi superiori avevano immediatamente intuito la sua passione nel guidare i ragazzi della comunità nella ricerca del senso della vita. “Anche se non è sempre così facile lavorare per e con i giovani, è molto bello, ma anche difficile – ha raccontato –. In questo mi aiuta molto pensare all’esempio di Sant’Eugenio, un uomo che non si è mai tirato indietro di fronte al bisogno degli altri, dei giovani in particolare. Mi aiuta a ritrovare in me la passione per cui faccio le cose, la passione ad amare fino in fondo, a non risparmiare la mia vita”.

Giancarlo Iollo (secondo da destra) è insieme ad alcuni studenti durante il ‘National Youth Encounter’ Melbourne nel 2020

C’è inoltre la fatica dell’inserimento, in tempi sempre molto serrati e brevi: “Ricordo in Canada, dopo la decisione di dirigermi verso Lourdes, una giovane mi disse a telefono: ‘Padre, è stato come un beep’, cioè rapido. Le risposi che esiste il tempo cronologico, che passa e scorre, ma c’è anche il tempo cairologico, che dal greco significa momento giusto od opportuno. Le esperienze, i rapporti cambiano forma in base a come viviamo il tempo che ci viene dato a disposizione: a volte, amicizie di pochi anni sono più importanti di altre di lunga data”.

A Melbourne, Giancarlo Iollo è stato posto immediatamente di fronte a una nuova sfida: entrare in contatto con la comunità più giovane, nonostante il lockdown e l’isolamento forzato. Le immense criticità non l’hanno frenato dal celebrare le Messe online dalla parrocchia St John Vianney, a Mulgrave, con oltre 400 fedeli in ascolto dall’Australia e dall’Europa, coinvolgendo i più piccoli con il disegno e gli adulti con le loro intenzioni di preghiera. Nel frattempo, ha proseguito il suo impegno con quattro scuole australiane e con la fondazione ‘Rosies – Friends on the Street’ per supportare i tantissimi senzatetto lungo le strade di Melbourne. Gestisce, inoltre, il suo sito, uno spazio virtuale in cui racconta le sue esperienze ed è disponibile al dialogo.

“Appena ho iniziato il mio percorso da missionario, mi gettavo a capofitto nel lavoro; adesso attendo, mi guardo attorno, consapevole di poter perdere. Il cambiamento più rilevante è stato focalizzarsi sull’essenziale, il rapporto con Cristo – ha continuato –. Sono felice della mia vocazione, perché riempie il mio cuore di letizia. Non finirò mai di ringraziare Dio per avermi dato la vita, attraverso i miei genitori, e per avermi chiamato a spenderla nei Missionari Oblati di Maria Immacolata, a servizio dei poveri e dei giovani; sembra quasi che i tanti trasferimenti da bambino, mi abbiano indicato la strada della missione. Credo molto nei giovani e nella loro ricerca di autenticità. Quando incontro un adolescente, mi chiedo sempre: ‘Quali domande porta nel cuore?’.”