GENOVA - “Mi chiedo spesso cosa spinse mio nonno a lasciare Genova. Quanto coraggio o spirito d’avventura ci volle?”. Con queste parole Joan Liberti, cittadina italo-americana, riflette sull’esperienza che l’ha portata recentemente in Liguria nell’ambito del progetto Viaggio delle Radici, promosso da Italea.
L’obiettivo era ricostruire le tracce lasciate dal nonno Vittorio, marinaio genovese emigrato negli Stati Uniti, e ristabilire un legame con una terra conosciuta fino ad allora solo attraverso i racconti familiari. “Sono cresciuta ascoltando storie su mio nonno, che però non ho mai conosciuto. È morto pochi mesi prima che io nascessi. Ho sempre desiderato vedere Genova, il luogo in cui era cresciuto, e capire da dove provenisse la mia famiglia”.
La storia di Vittorio Liberti è quella, comune a molti emigranti del Novecento, di un giovane marinaio che lavorava sulle navi del porto di Genova, viaggiando fino in Cina e Australia, e che un giorno decise di fermarsi definitivamente in America.
“Si dice che parlasse perfino cinese. Si stabilì negli Stati Uniti, sposò mia nonna Immacolata a New York e mise su famiglia lì”.
Per Joan, la Liguria rappresentava il punto di partenza di una ricerca identitaria. Dopo alcune ricerche genealogiche condotte insieme al marito, si è rivolta a italealiguria.com con richieste molto precise: “Volevo trovare la casa dove mio nonno era cresciuto, la chiesa che frequentava, il cimitero dove erano sepolti i familiari”.
Chiara Parodi Bellanova, operatrice del progetto, conferma di essere stata contattata direttamente da Joan: “Mi ha scritto dicendomi che sarebbe arrivata ad aprile, poi però non l’ho più sentita. Ho scoperto in seguito che aveva avuto dei problemi personali e mi ha ricontattata solo quando era già in viaggio. Non abbiamo avuto molto tempo per organizzare la ricerca genealogica, ma mi ha inviato alcuni documenti, che ho subito inoltrato al nostro genealogista”.

Lì, dove sono cresciuti i suoi nonni italiani.
Nonostante le difficoltà logistiche, il lavoro ha portato risultati significativi: “Joan conosceva solo il nome del nonno e aveva iniziato a cercare documenti online, ma in Italia era consuetudine chiamare i nipoti con il nome dei nonni, per cui ci sono migliaia di omonimi. Anche lei, come spesso accade, aveva seguito piste sbagliate. Siamo riusciti a ricostruire il suo albero genealogico corretto e, dai documenti, a risalire alle case in cui gli antenati erano nati, cresciuti e vissuti. Abbiamo individuato anche le chiese dove la maggior parte di loro erano stati battezzati e si erano sposati, e infine abbiamo trovato alcuni familiari sepolti al cimitero di Staglieno. Ti assicuro che è stata un’impresa titanica”.
La visita ai luoghi familiari ha rappresentato un momento di grande intensità per Joan: “Chiara ci ha mostrato la chiesa dove andavano i miei bisnonni da bambini. Ho potuto accendere una candela e dire una preghiera. Poi ci ha portati davanti alle abitazioni di fronte al porto, dove viveva la famiglia di mio nonno, e infine siamo entrati nella casa dove lui nacque e crebbe. Le mie zie avevano sentito racconti su quella casa e ho potuto scattare delle foto da mostrare loro: è stata un’emozione forte”.
Il percorso si è concluso al Cimitero Monumentale di Staglieno, dove è stato possibile individuare le tombe dei bisnonni e di alcuni prozii. “Con nostra grande sorpresa, abbiamo scoperto l’esistenza di una prozia, Enrichetta, di cui non avevamo mai sentito parlare. Qualcuno aveva recentemente lasciato dei fiori: ho lasciato un biglietto con i miei contatti, nella speranza che si tratti di cugini e che esista ancora una parte della famiglia a Genova”.
L’esperienza ha avuto un impatto profondo sull’identità di Joan, che ora sta imparando l’italiano e ha già in programma un nuovo viaggio in Italia. “Sto cercando di imparare la lingua e conto di tornare in primavera per iniziare una ricerca simile sulla famiglia di mia nonna, originaria di Angri, vicino Napoli. Voglio anche scoprire se ho ancora parenti a Genova e, se possibile, incontrarli. Ritrovare le origini della mia famiglia e visitare Genova mi ha fatto sentire a casa”.