MELBOURNE - Il caso, che ha avvinto l’Australia, ruota attorno al pranzo del 29 luglio 2023, quando la donna servì un beef alla Wellington contenente funghi velenosi ai suoi ex suoceri, Don e Gail Patterson, alla sorella di Gail, Heather Wilkinson, e al marito di quest’ultima, Ian. Solo Ian sopravvisse, dopo un lungo ricovero ospedaliero.

Oggi, in aula, il pastore Ian Wilkinson ha offerto una testimonianza straziante ma anche, inaspettatamente, carica di spirito di compassione. Ricordando i suoi 44 anni di matrimonio con Heather, definita “compassionevole, intelligente, piena di fede e di amore”, ha raccontato il dolore della sua assenza e l’impatto devastante sulla famiglia: “Senza di lei mi sento mezzo vivo”. Ha ricordato anche il contributo positivo di Don e Gail nelle loro comunità.

Poi, il messaggio inatteso: Wilkinson ha offerto a Patterson il perdono per i torti subiti personalmente, pur sottolineando che non ha il potere di perdonare per la morte degli altri. “Non sono più la vittima di Erin Patterson, lei è diventata la vittima della mia gentilezza”, ha dichiarato, esortandola a usare il tempo in carcere per pentirsi e cambiare.

Anche la figlia dei Wilkinson, Ruth Dubois, ha preso la parola, descrivendo il trauma di una tragedia che ha colpito quattro generazioni: “A più riprese avrebbe potuto fermarsi, essere onesta, aiutare i medici. Invece ha scelto di portare fino in fondo il suo piano”.

Simon Patterson, ex marito dell’imputata, ha denunciato in una dichiarazione letta in aula l’impatto devastante sulla loro famiglia, non mancando di criticare aspramente l’attenzione morbosa dei media.

In aula Erin Patterson è apparsa in preda alle emozioni, trattenendo le lacrime mentre ascoltava le parole del pastore. Per lei la prospettiva è l’ergastolo. La data della sentenza definitiva non è ancora stata fissata.

Il caso rimane uno dei più inquietanti della cronaca australiana recente: non solo per la natura calcolata dell’omicidio, ma, a questo punto, anche per l’incredibile gesto di perdono offerto dall’unico sopravvissuto.