MONTEVIDEO - Runnegghiè è una parola siciliana che significa “dappertutto”. Ed è anche il titolo del quarto album del cantautore palermitano Alessio Bondì, che lo ha presentato, per la prima volta in Uruguay, mercoledì sera, all’Istituto Italiano di Cultura di Montevideo.  

Riconosciuto tra le voci più originali della nuova canzone d’autore italiana, Bondì ha vinto, nel 2015, il Premio De André 2015 e la Targa SIAE al Premio Parodi nel 2014. L’artista si è esibito nell’ambito della XXV Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, all’interno del programma Per chi crea

Bondì è arrivato a Montevideo in formazione ridotta, accompagnato solo dalla conterranea Federica Greco, per portare il suo ultimo lavoro a un pubblico che per lui rappresenta un continente nuovo, ancora da scoprire.  

“È la mia prima volta in tour in America Latina. Ero stato solo una volta in Brasile, ma in vacanza, non ci avevo mai suonato”, ha raccontato, reduce dalla prima tappa del tour, a Santiago del Chile, non nascondendo che le sonorità del continente americano hanno però influito molto nel suo gusto musicale. 

“Mi nutro di musica latinoamericana da tanti anni: quando inizi ad ascoltarla, entra. Entra nella musica, nelle mani”, afferma Bondì, che riconosce anche una certa affinità tra le tradizioni delle due sponde dell’oceano.  

“Credo che ci sia una radice popolare comune. Non so dirlo in maniera scientifica o etnomusicologica, però sento che c’è qualcosa. Soprattutto in certi canti in minore che qui vengono elaborati con altri ritmi, ma che nascono da un modo di melodizzare molto simile al nostro”, specifica. 

Durante la tappa di Montevideo, in particolare, Bondì ha voluto rendere omaggio ad Alfredo Zitarrosa, voce simbolo della musica popolare uruguaiana e del Río de la Plata, conosciuto per le sue milonghe poetiche e l’impegno civile. “L'ho scoperto da pochissimo, e stasera proverò anche a rovinarlo un po’ a modo mio”, scherza il cantante. 

Nel suo rapporto con il pubblico straniero, la differenza linguistica non è vista dal cantautore come un ostacolo insormontabile, ma anzi un’occasione per cercare nuovi canali di comunicazione.  

“È una sfida, bisogna usare tutti gli altri strumenti per comunicare, ma la musica parla da sé”, afferma. Per Bondì, infatti, l’espressione musicale crea legami immediati, che non conoscono barriere linguistiche.  

“Penso che le mie canzoni creano un qualche ‘film’ con il suono. Anche le persone che non parlano la lingua possono capirle in qualche modo”, sottolinea, raccontando di aver lui stesso “viaggiato in tutto il mondo senza muovermi da casa, con le cuffiette nelle orecchie. La musica ti fa conoscere un popolo anche senza capirne le parole”. 

Per il cantautore, il legame musicale tra l’Italia e il Sudamerica è profondo, e spesso sottovalutato.  

“Io credo che alcune cose della musica di qua siano arrivate in Italia in un momento importantissimo per la musica popolare italiana, quando si è iniziato a elaborare a partire dai canti popolari, dal lavoro, dal dopoguerra”, spiega il cantante, che riconosce nella produzione cantautorale della tradizione italiana anche l’influenza dei musicisti sudamericani giunti in Italia negli anni dell’esilio politico.  

“Alcuni gruppi, tipo gli Inti-Illimani a Roma, hanno influenzato moltissimo il nostro modo di intendere la musica, sia per un discorso di impegno politico, temi legati alla sinistra degli anni Settanta, sia per un discorso musicale”, spiega, riferendosi in particolare alla maniera di suonare la chitarra e di mettere insieme determinati strumenti.  

“È stato tutto elaborato in quel momento e, secondo me, il Sudamerica ha avuto una influenza anche più importante degli archivi di Alan Lomax”, specifica, riferendosi all’etnomusicologo statunitense che tra il 1954 e il 1955 percorse l’Italia da nord a sud per registrare centinaia di canti popolari, contadini, religiosi e di lavoro, che rischiavano di scomparire. 

“Non so ancora cosa mi porterò dietro da questo viaggio, sono curioso di scoprirlo anche io”, riflette Bondì pensando. alle aspettative sul tour latinoamericano, dicendosi però sicuro che “sarà qualcosa di importante, perchè il Sudamerica è un posto che ho già conosciuto attraverso la musica prima che dal vivo”.