CANBERRA - Le autorità australiane stanno indagando su un viaggio all’estero compiuto dai due attentatori della strage di Bondi Beach, mentre emergono nuovi elementi su una possibile radicalizzazione di matrice jihadista.

Sajid Akram, 50 anni, e suo figlio Naveed, 24, avrebbero trascorso circa un mese nelle Filippine prima dell’attacco terroristico di domenica, che ha causato la morte di 15 persone e il ferimento di altre 40 durante una celebrazione dell’Hanukkah sulla spiaggia di Sydney.

Secondo quanto riportato dai media locali, la trasferta nel Paese del Sud-Est asiatico è ora al centro delle verifiche di polizia e dei servizi di sicurezza, data la presenza in alcune aree delle Filippine di campi di addestramento legati a gruppi estremisti islamici. Fonti investigative citate dalla stampa parlano di una rotta già nota a militanti dell’Isis nella regione a partire dal 2019. Le autorità stanno cercando di chiarire se l’esperienza all’estero abbia rafforzato convinzioni già maturate o favorito contatti diretti con ambienti radicali.

Nel corso delle indagini, la polizia avrebbe inoltre rinvenuto una bandiera riconducibile allo Stato Islamico all’interno di una Hyundai argento utilizzata dai due uomini per raggiungere Bondi prima dell’attacco. Gli inquirenti ritengono al momento che padre e figlio si siano radicalizzati autonomamente, ma non escludono l’influenza di fattori esterni.

Dopo la sparatoria, le forze dell’ordine hanno effettuato perquisizioni in un’abitazione di Bonnyrigg, nel sud-ovest di Sydney, e in un appartamento affittato tramite Airbnb nel quartiere di Campsie, che potrebbe essere stato usato come base logistica. Sajid Akram era titolare di una regolare licenza per armi da fuoco e possedeva sei armi, tutte sequestrate tra la scena dell’attacco e le due proprietà.

La tensione resta alta anche sul piano politico. Il ministro degli Interni Tony Burke è stato contestato durante una veglia a Bondi, alcune persone gli hanno gridato “vergogna” e “sangue sulle mani”, esprimendo la rabbia di una parte della comunità ebraica verso la gestione dell’antisemitismo. Critiche erano arrivate anche dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha accusato il governo australiano di non aver preso sul serio i segnali di allarme.

Intanto, uno dei due agenti feriti durante l’intervento rischia di perdere la vista. L’agente in prova Jack Hibbert è stato operato alla spalla e a un occhio, mentre il collega Scott Dyson resta ricoverato in condizioni serie ma stabili. Le famiglie dei due poliziotti hanno ringraziato pubblicamente i soccorritori e chiesto rispetto e riservatezza.

In risposta alla strage, il primo ministro Anthony Albanese ha riunito il gabinetto intergovernativo e annunciato un rafforzamento delle leggi sulle armi. Tra le ipotesi allo studio figurano limiti più severi al numero di armi possedibili, controlli periodici sulle licenze, l’uso di intelligence criminale nei procedimenti amministrativi e criteri più stringenti sui tipi di armi consentite. L’obiettivo dichiarato è impedire che una tragedia simile possa ripetersi.