La data di nascita e il nome
Non sappiamo l’esatta data di nascita di Dante: si sa però che morì il 14 settembre 1321 a 56 anni. La nascita dovrebbe quindi risalire al maggio del 1265.
Il suo nome di battesimo era Durante di Alighiero degli Alighieri. Dante è un diminutivo, come spesso si usava nel Medioevo. Gli Alighieri discendevano da Cacciaguida degli Elisei, un antenato che Dante incontra nel Paradiso e di cui è molto orgoglioso: morì eroicamente durante una Crociata.
Oggi a Firenze è possibile visitare, anche virtualmente, la ricostruzione della Casa di Dante.
I genitori
Il padre Alighiero degli Alighieri era un cambiavalute, probabilmente usuraio (prestava denaro). La madre di Dante, Donna Bella, di cui non si sa molto, sembra morì giovane, dato che il marito si risposò ed ebbe altri figli. La cosa straordinaria è che Giovanni Boccaccio, grande ammiratore di Dante, si inventò una leggenda descrivendo un sogno premonitore di Bella per annunciare la futura gloria del figlio, come si usava per i grandi uomini dell’antichità. Secondo questo sogno, Dante nacque sotto una pianta di alloro e ne mangiò le bacche. L’alloro era usato per incoronare i poeti, e Dante è raffigurato spesso con una corona d’alloro sul capo. Boccaccio intende dire che Dante sarà un grande poeta.
L’amore per Beatrice
Dante si innamorò di Beatrice, figlia di Folco Portinari, quando i due avevano rispettivamente appena nove e otto anni. Era la primavera del 1274. Come egli stesso raccontò nella sua opera Vita Nova, a lei dedicata, Beatrice indossava un abito rosso che, nella simbologia dantesca, indica la carità, ossia l’amore per Dio. I due si incontrarono per caso dopo nove anni e Beatrice, vestita di un abito “bianchissimo” accompagnata da altre due donne, volse gli occhi verso il poeta e lo salutò per la prima volta. Dante provò una grande emozione, ma il loro rapporto fu sempre platonico. Beatrice rappresenta una creatura angelica; è lei che nella Divina Commedia accompagna Dante nel Paradiso. Sappiamo che Beatrice nacque nel 1265, andò in sposa a Simone de’ Bardi e morì nel 1290 forse dando alla luce il primo figlio, facendo precipitare Dante nello sconforto più nero.

L’incontro a Firenze tra Dante e Beatrice Portinari (al centro con l’abito bianco), che stava passeggiando sul Lungarno assieme a due amiche. Il dipinto è dell’artista preraffaellita Henry Holiday
Il matrimonio
All’età di 12 anni Dante fu promesso sposo a Gemma Donati. Si sposarono alcuni anni più tardi. Il loro matrimonio non dovette essere molto felice, dato che Dante non le dedicò mai una lirica. Dalla loro unione nacquero di sicuro tre figli: Pietro, che diventò giudice; Jacopo, che si fece prete; e Antonia, che entrò in un convento a Ravenna prendendo il nome di Beatrice.
Combattente a cavallo
Forse immaginiamo Dante sempre circondato da carte e libri ma, a 24 anni, scese in campo: a cavallo, con la cotta di maglia, la testa chiusa nell’elmo di ferro e la spada in pugno combatté contro i Ghibellini di Arezzo, nella battaglia di Campaldino l’11 giugno 1289. Una battaglia importante, resa celebre nel Purgatorio (Canto V). Dante racconta il suo incontro con Bonconte da Montefeltro, uno dei condottieri dei Ghibellini. Bonconte ricevette una ferita mortale alla gola.
Uomo politico
Dal 15 giugno al 15 agosto 1300, Dante fu Priore, la suprema carica pubblica di Firenze. Era un guelfo di parte bianca, ovvero cercava di mantenere l’indipendenza di Firenze. In quel periodo, Guelfi neri e bianchi si scontrarono e i Priori, per portare la pace in città, decisero di esiliare i capi di entrambe le fazioni.
Per amore della patria Dante firmò il decreto che mandò in esilio il suo caro amico Guido Cavalcanti, uno dei capi di parte Bianca. Cavalcanti fu mandato a Sarzana, dove si ammalò di malaria e poco dopo morì.
L’abito rosso
Dante viene spesso raffigurato con indosso un abito rosso, il colore della corporazione degli Speziali. A Firenze, per poter prendere parte alla vita politica, i cittadini dovevano essere iscritti a un’arte o corporazione, Dante decise di iscriversi a quella dei Medici e degli Speziali, dato che non esisteva una corporazione per gli scrittori o poeti.
L’esilio
Nel 1301 Dante apprese, sulla via del ritorno da una missione diplomatica a Roma, che era stato esiliato da Firenze, accusato di baratteria, cioè di vendita di pubblici uffici, e condannato a pagare una multa. Dante non accettò la condanna né volle giustificarsi. Il governo dei Neri lo condannò al rogo se fosse tornato a Firenze. Nel 1315 gli venne offerta un’amnistia a condizione che pagasse una multa di 5000 fiorini e facesse atto di pubblico pentimento. Dante rifiutò e Firenze rispose rinnovando a lui e ai suoi figli la condanna a morte. Il 1302 segnò l’inizio della vita in esilio del poeta, che non tornò più nella sua amata Firenze, ma andò di città in città, di corte in corte. Morì di malaria a Ravenna tra il 13 e il 14 settembre 1321. Solo nel 2008 il Consiglio Comunale di Firenze ha approvato una mozione per revocare formalmente il bando con cui Dante venne cacciato dalla città.

L’affresco ‘La Divina Commedia illumina Firenze’, realizzato nel 1456 da Domenico di Michelino, si trova nella chiesa di Santa Maria del Fiore
Le spoglie
Nemmeno da morto Dante poté riposare in pace. Il giorno dopo il decesso, il corpo del poeta fu sepolto nello stesso sarcofago in cui si trova tuttora a Ravenna. I fiorentini reclamarono a più riprese le reliquie del loro cittadino più illustre, senza successo.
Le spoglie vennero “perse di vista” per diversi secoli: i frati del monastero dove era sepolto le nascosero per tenerle a Ravenna. Nel 1865, la cassettina con le ossa venne ritrovata e i resti traslati presso la Basilica di San Francesco.
I discendenti
Ancora oggi risultano esserci dei discendenti di Dante: il figlio di Dante e Gemma Donati, Pietro, nel 1352, acquistò dei terreni a Gargagnago in Valpolicella, vicino Verona.
Nel 1500 era rimasta solo un’erede di Dante, Ginevra Alighieri che, sposando Marcantonio Serego, unì i cognomi in Serego Alighieri.
La proprietà e la casata tuttora sopravvivono con i conti Serego Alighieri.